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Kakà riaccende il Milan: "Torno a casa, un sogno"

Contratto di due anni a 4 milioni: più che dimezzato lo stipendio. "Volevo riascoltare il coro di San Siro, con Balotelli come con Inzaghi"

Kakà riaccende il Milan: "Torno a casa, un sogno"

Sembra una fiction ed è invece il resoconto di un luminoso lunedì di settembre, sole e temperatura ideale per andare in gita fuori porta, palcoscenico del ritorno di Riccardino Kakà, in carne e ossa, a Milano e al Milan. Non manca nessuno degli ingredienti indispensabili a realizzare il polpettone che massaggia il cuore di molti milanisti inguaribili romantici e stuzzica gli sfottò dei rivali storici. Per esempio la colonna sonora chiesta in prestito ad Antonello Venditti con la sua canzone: «Certi amori non finiscono, fanno giri immensi e poi ritornano»; nella clip apparecchiata dal canale televisivo apre il collegamento con lo scalo privato di Linate per dare conto del ritorno del figliol prodigo in maglietta bianca dello sponsor tecnico e jeans, scortato da papà Bosco, procuratore e amministratore dei suoi beni, e accompagnato da Adriano Galliani. Pronta ed esibita al popolo festante, che spinge e provoca una ressa, la sua maglia col numero di sempre: il 22 (il 10 riservato a Honda in arrivo a gennaio dall'odiata Russia). «Finalmente sono tornato a casa», l'asciutto commento prima di salire sul jet che lo strapperà definitivamente dagli artigli feroci del Real per restituirlo al coro ammirato di San Siro («siam venuti fin qua per vedere segnare Kakà»). «É fatta» il suo sms al direttore di Milan-channel scritto alle 8 del mattino. Ha dormito pochissimo Kakà.
Taciuti i dettagli economici della trattativa "difficilisimissima", definizione di Adriano Galliani prima di volare a Madrid, capitale inebriata dai gol di Izco e dai milioni spesi per Bale. Eccoli: trasferimento gratuito (il club madridista può risparmiare solo con gli stipendi previsti a fine contratto qualcosa come 30 milioni di euro) al Milan che, in cambio, è pronto a riconoscere un bonus per il rendimento della squadra (non del brasiliano); contratto di 2 anni a Kakà per un valore di 4 milioni netti a stagione, con riduzione drastica dello stipendio faraonico percepito in Spagna. Se qualcuno gradisce il retroscena divertente, eccolo: nel corso della notte, alle 2,45, l'intesa stava per saltare, papà Bosco reclamava 400 mila euro in più dei 4 milioni. A quel punto Galliani ha dato vita a una trovata cinematografica: ha raccolto le carte, riposto tutto nella cartella in pelle nera, e guadagnato la porta per tornare in albergo a dormire. La famiglia Kakà si è arresa a quel punto, lo ha richiamato e firmato il contratto! «Il giocatore si è ridotto più del 50% lo stipendio» la conferma di Ernesto Bronzetti, mediatore dell'affare.
Prima del Milan, hanno bussato alla porta di Kakà la Turchia, la Cina e la Russia: offerte declinate. «Ho parlato a lungo con Ancelotti e con lui ho concordato che l'unica soluzione era il Milan. Così 15 giorni fa ho ripreso i contatti con il club», la prima confessione di Kakà. È riuscito a tenere sotto traccia il contatto per due settimane, un record in materia di mercato.
Kakà è atterrato a Linate dieci anni dopo la prima volta (agosto del 2003): non aveva gli occhialini da studente universitario e nemmeno il volto impaurito per l'entusiasmo dei tifosi. Che si sono presentati a Linate e hanno sfondato i cancelli per toccarlo, fotografarlo, mostrargli gli striscioni e intonare il motivetto che è diventato una sorta di must. Ma dentro una gioia incontenibile, quasi si fosse liberato di una prigione calcistica. «Sognavo di riascoltare quel coro» ha ammesso mettendo piede a Milano, abbracciando un po' di volti amici. «Missione compiuta, spero che i famosi orfani di Kakà, stimati in 15 mila, ritornino allo stadio adesso», il pronostico di Galliani, stanco ma soddisfatto. Il debutto previsto a San Siro sembra preparato dal destino: 18 settembre in Champions contro il Celtic, lo stesso Celtic domato da un gol di Riccardino trampolino di lancio per vincere Champions e Pallone d'oro nel 2007. «Non vedo l'ora di cominciare con i nuovi rossoneri, Balotelli in testa, vorrei rivivere le stesse emozioni provate con Inzaghi» il suo bigliettino da visita per lo spogliatoio. «Sto bene fisicamente, il Milan può darmi il mondiale, saluterò il presidente Berlusconi, voglio fare grandi cose» i suoi propositi semplici, ma che testimoniano di motivazioni feroci.
Domani, dopo l'ok nelle visite mediche, la presentazione ufficiale a San Siro. E la storia ricomincia.

Forse non quella esaltante calcistica, di sicuro quella umana e sentimentale.

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