Kluivert, Zidane, Chiesa: il pallone è affare di famiglia

Primo gol nell'Ajax del figlio dell'olandese, Rivaldinho gioca in Romania. I Djorkaeff già alla terza generazione

Kluivert, Zidane, Chiesa: il pallone è affare di famiglia

Figli d'arte nel calcio, un onore ma anche un onere, il più delle volte difficile da gestire. L'equazione genitore illustre uguale a strada in discesa nasconde una variabile letale, perché il campo non fa sconti. Per informazioni chiedere a Christian Maldini, che di pesi sulle spalle ne deve portare addirittura due, visto che sia papà Paolo che nonno Cesare sono stati dei campioni. Il baby gioca attualmente nella Pro Sesto, dopo sei mesi tutt'altro che memorabili a Malta. Volontà di crescere sottotraccia o mera inadeguatezza a certi livelli? La stagione in corso sta però regalando anche tanti rampolli dal futuro interessante. L'ultimo a prendersi la scena è stato Justin Kluivert, che ha debuttato nell'Ajax a 17 anni risultando più precoce di papà Patrick, il quale però nel giro di dieci mesi dall'esordio decise la finale di Coppa Campioni, contro il Milan di Capello, diventando il più giovane marcatore nell'ultimo atto della competizione. Justin è più ala che punta, ma dal genitore sembra non aver ereditato solo il nome, e all'ultima di campionato contro l'Excelsior ha segnato il suo primo gol con gli ajacidi, dopo quelli segnati in B con la squadra Jong (Primavera) del club di Amsterdam.

Una volta tanto però, in tema di giovani di talento, spetta all'Italia il ruolo di paese guida, quantomeno a livello di figli d'arte. Molto bene Giovanni Simeone nel Genoa (finito in doppia cifra alla prima stagione), altrettanto Federico Chiesa, felice intuizione di un Paulo Sousa che, seppur ormai agli sgoccioli della sua esperienza a Firenze, qualcosa di buono può vantarsi di aver lasciato. In attesa di capire prospettive e qualità di Ianis Hagi, 18enne pagato un milione di euro ma finora solo intravisto. Menzione anche per Federico Di Francesco, attaccante in forza al Bologna, e Gabriele Marchegiani, portiere come il padre, lanciato da Montella nelle giovanili della Roma e oggi in B con la Spal.

All'estero c'è addirittura chi gioca con un altro cognome stampato sulla maglia. Decisione legittima se tuo padre si chiama Zinedine Zidane, e così nella rosa del Real Madrid ecco comparire Enzo Fernandez, dal nome della madre Veronique. Papà lo ha fatto debuttare in Copa del Rey contro il Cultural Leones prima di rimandarlo in Segunda B con il Castilla, dove in porta milita il fratello Luca, anch'egli Fernandez. Ma Enzo, dicono in Spagna, è bravo davvero, e un posto fisso nella rosa merengue è tutt'altro che una chimera, vista anche la recente riscoperta del vivaio (Carvajal, Lucas Vazquez, Casilla, Nacho).

In Scozia, nel Partick Thistle, troviamo Niall Keown, difensore come papà Martin, forgiato da Jaap Stam al Reading. Inutile aggiungere che è un giocatore bello tosto. Anche non convenzionale: ha rifiutato le giovanili inglesi per quelle irlandesi. In Francia stanno aspettando il debutto di Oan Djorkaeff, 19enne del Montpellier, nato a Milano quando papà Youri a suo volta già figlio d'arte, il padre Jean disputò anche i Mondiali del '66 - giocava nell'Inter. Milita nella Dinamo Bucarest invece Rivaldinho, che prova a camminare con le proprie gambe dopo un inizio di carriera nel club di papà, il Mogi Mirim, con il quale ha condiviso la soddisfazione di segnare nel medesimo incontro. A occhio, visto squadre e percorso, siamo tornati in zona Christian Maldini.

Chiusura con il più bravo di tutti, Leroy Sanè, figlio di Souleymane attaccante di vaglia nonché primo giocatore di colore in Bundesliga a denunciare il razzismo e Regina Weber, 32 titoli tedeschi e un bronzo olimpico nella ginnastica ritmica. Leroy gioca in Premier alla corte di Guardiola, ha già segnato in Champions e dal 2015 gioca in nazionale. Figlio d'arte, ma soprattutto gran giocatore.

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