L'automobile tra realtà e (per ora) solo dei sogni

di Pierluigi Bonora

Prima di tutto, complimenti all'organizzatore Maurice Turrettini e al suo team: il Salone di Ginevra 2019, visto l'affollamento di giornalisti e la sapiente disposizione degli stand, non ha fatto percepire, al colpo d'occhio, le assenze pur sempre pesanti. Turrettini & C, però, non devono abbassare la guardia. Per l'edizione 2020 dovranno pensare a qualcosa di diverso, creando il giusto mix tra l'esposizione di novità, la passione e l'innovazione legata alla mobilità e ai servizi a essa collegati. Il «libro dei sogni», infatti, sarà sempre più predominante. E anche se le esagerazioni non mancano, la formula che porta aziende e pubblico, soprattutto le fasce più giovani, quelle sotto i cosiddetti «millennial», ruota attorno alla telefonia, alla connettività, alla guida autonoma, all'interfaccia uomo-macchina e macchina-infrastrutture, e ai servizi di condivisione. A questo bisogna aggiungere le sempre più citate smart road e smart city. Insomma, il mondo della mobilità che, almeno sulla carta, «sta cambiando alla velocità della luce», come direbbe Sergio Marchionne se fosse ancora tra noi. E poi c'è il tormentone dell'elettrico, anzi, dell'elettrificazione. L'edizione 2019 ha preso una scossa molto forte. Non c'è stand dove non si parli di batterie, motori full electric o ibridi. L'«elettricomania» ha contagiato perfino i produttori di pneumatici, come Pirelli, che ha realizzato una marcatura ad hoc per i veicoli ibridi e a zero emissioni. I fiumi di dollari e di euro investiti e da investire in questi motori hanno monopolizzato gli argomenti più discussi dai big del settore. La parola diesel, nella maggior parte dei casi, è saltata fuori sempre su sollecitazione. Le Case ci credono ancora, ma sono consce che per il diesel il destino è segnato.

Tutto vero: le norme impongono la svolta, ma c'è ancora tanto da fare. E quando si parla di 2025 o giù di lì, cioè 6 anni da adesso, sembra che il «sistema», per allora, sia pronto al giro di pagina. Il «libro dei sogni» va fortissimo.

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