Roma Con il quarto derby vinto di fila, la Roma lancia un messaggio ben preciso al campionato: correre all'inseguimento della Juve prendendo a modello proprio i bianconeri. «Vincere partite sporche anche giocando non benissimo come è accaduto contro la Lazio», sottolinea De Rossi. E se oggi Spalletti aprirà l'allenamento ai tifosi - che si svolgerà sul campo Tre Fontane, quello delle giovanili giallorosse -, da domani il pensiero sarà quello di superare i festeggiamenti del derby («ora alleggeriamo questa vittoria e guardiamo più in là del recinto, fuori dal Raccordo Anulare, perchè dobbiamo avere ambizioni maggiori», così il tecnico). «Niente pullman scoperti e feste al Circo Massimo tanto per intenderci», sottolinea De Rossi
La stracittadina rimane però tutt'altro che una sfida d'alta quota nonostante la classifica da vertigini di entrambe, ma vive tra veleni fuori e dentro il campo che la fanno restare una gara da "cacio e pepe" nonostante il salto di qualità annunciato (anzi sarebbe meglio dire auspicato) dalla sponda giallorossa. Finisce 2-0 per la Roma come sei anni fa e, strano scherzo del destino, anche allora la Lazio veniva da una vittoria all'ora di pranzo a Palermo. Segnano Strootman e Nainggolan, al loro primo sigillo nel derby, sugli errori fatali di Wallace (presuntuoso il suo disimpegno) e Marchetti (tuffo tardivo).
In realtà la partita la truppa di Inzaghi la perde molto prima, ovvero dopo l'episodio controverso che coinvolge l'arbitro Banti e il suo addizionale Calvarese (sul presunto fallo di Biglia su Bruno Peres prima l'assegnazione del rigore, poi solo la punizione). Da allora, dopo che la Lazio aveva tenuto la partita in mano per venti minuti, subentra una sorta di timore di un avversario più forte tecnicamente.
Non che la Roma faccia niente di particolare, ma Szczesny fa da spettatore e si gode l'uno-due micidiale che rompe l'equilibrio e manda in estasi lo spicchio di stadio di fede giallorossa. Sì, perchè forse è la prima volta che un derby capitolino registra un pubblico sulle tribune per tre quarti casalingo (quello biancoceleste). Il 4-3-3 spregiudicato della Lazio si ferma a due tiri alti di Immobile e a uno centrale di Lulic (Inzaghi non riesce a cambiare pelle alla squadra, non trovando alternative al grigiore del tridente d'attacco) e i biancocelesti confermano il calo nei secondi tempi (13 dei 16 gol incassati sono arrivati in quel periodo). Il 3-5-2 della Roma, che spesso passa a cinque in fase difensiva, si dimostra mossa umile ma efficace: modulo diverso per assenze di uomini chiave, ma che non impedisce ai giallorossi di segnare due gol (evento avvenuto quest'anno in campionato già 11 volte su 15).
Così la truppa di Spalletti, con la fastidiosa e inutile trasferta di coppa a Giurgiu in mezzo, si prepara al doppio test decisivo per le sue ambizioni con Milan e Juve, quella di Inzaghi si rammarica per un derby perso di fatto per due errori, ma resta in orbita europea.
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