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Leader, furbo, prepotente. CR7, macché Champions: è la Coppa del Campione

Capocannoniere 7 volte, 6 di fila. E quando il gioco si fa duro... Dei 125 gol segnati, 63 li ha fatti agli ottavi

Leader, furbo, prepotente. CR7, macché Champions: è la Coppa del Campione

C'è la champions league. E c'è la coppa del campione. Al singolare. Il campione è Cristiano Ronaldo. Non altro. Inutile girarci attorno. Il fenomeno è davanti a tutti, parla il campo, non la propaganda, non i premi Fifa, non il salario multimilionario. Per capire l'accaduto segnalo che negli ultimi nove anni il Real Madrid aveva sempre raggiunto, come minimo, i quarti di finale. Partito Cristiano Ronaldo, il Real si ritrova fuori dalla champions, fuori dalla coppa nazionale, fuori dalla lotta per il titolo e ha cambiato due allenatori, Lopetegui e Solari, riaffidandosi a Zidane ma con la nostalgia di Cristiano, al punto che Modric ha detto testualmente «ci mancano i suoi gol» e il portiere Navas ha concluso: «Non si può coprire il sole con un dito», cioè non si può risolvere un grande problema con una piccola soluzione.

Cristiano Ronaldo avanza con i numeri che, nel caso suo, non sono semplici cifre aride: in champions league ha realizzato 125 gol, è stato capocannoniere sette volte, le ultime sei consecutive, nell'edizione 2012-2013 arrivò a segnare 17 gol, record storico, è l'unico ad essere andato a rete in tre finali e in undici partite consecutive.

Eppure, secondo la tesi di alcuni ignoranti anche tra i giornalisti, Cristiano Ronaldo non avrebbe supportato la Juventus in Europa come ha sempre fatto giocando per il Manchester United o il Real Madrid. Bene: dei 125 gol di coppa, 63 sono stati segnati a partire dagli ottavi di finale, quattro addirittura in una finale, questo sta a significare che quando arriva il momento, quando la champions diventa davvero la coppa del campione, Cristiano Ronaldo si presenta, non fugge, non sfugge, è decisivo, è il capo, è il leader, è il calciatore che fa la differenza, per la potenza, la prepotenza, l'astuzia, la forza, il carattere.

Lo aveva capito Alex Ferguson a Manchester, sottraendolo alla stessa Juventus, lo aveva capito Florentino Perez che lo portò a Madrid per 90 milioni di euro, fissando la cifra della clausola rescissoria a 1 miliardo di euro. Lo ha capito Andrea Agnelli che ha volute trasmettere alla Juventus il messaggio forte, con un investimento colossale ma emblematico della filosofia del club.

La champions league è l'abito da sera per Cristiano Ronaldo, la sfida internazionale è il suo terreno ideale di gioco. I tre gol contro l'Atletico di Madrid non sono affatto un'impresa storica, irripetibile. Il colpo gli era riuscito nella semifinale di due anni fa, il due di maggio del 2017, sempre Oblak e Simeone a pagare il conto, prima della finale di Cardiff con altri due gol segnati alla Juventus. È sempre lui, uguale e migliore. Non ha fatto nulla di straordinario, nulla di epocale. Ha ribadito il suo repertorio, la Juventus ha giocato a football come alcune volte le riesce, con l'apporto del fenomeno è riuscita a smentire se stessa, oltre ai pronostici. La storia di Cristiano continua. Nulla è ancora fatto. Tutto è ancora da fare.

Il resto è fuffa.

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