E taglio (degli stipendi) sia. È partita ieri la campagna del calcio che conta per offrire all'opinione pubblica e alla platea dei suoi clienti-tifosi il primo provvedimento concreto contro la crisi da corona-virus. Il presidente della Lega Dal Pino e l'ad De Siervo hanno spiegato in conference call a Tommasi, presidente del sindacato calciatori, le linee guida della proposta dei club che gli verrà recapitata lunedì. Il contenuto non è segreto, e infatti la Aic ha già fatto sapere di non condividerlo: prevede due scenari (che si riprenda o no il campionato) e due soluzioni diverse. Trattenute nel primo caso e nel secondo un taglio intorno alle percentuali già indicate (25 e 30%) che terrà conto degli stipendi percepiti. Sul tema, è arrivata prima, come al solito, la Juve che ha provveduto a un negoziato interno. Questo passerà attraverso la consultazione dello spogliatoio che non è proprio operazione velocissima in periodi di chat e conference call.
Il criterio-madre è di puntare a tagli diversi per fasce di emolumenti. Ha sostenuto Malagò, presidente del Coni, partecipando alla trasmissione di Radio24 Tutti convocati: «Non possiamo estendere lo stesso provvedimento per chi guadagna molti milioni e chi invece no». Per capirsi: il 30% per CR7 vale 9 milioni netti sui 31 percepiti, lo stesso non può applicarsi al calciatore di serie B che guadagna 50mila all'anno. Tradotto: i calciatori sono tutti uguali, solo gli stipendi sono diversi! In queste ore è possibile anche prendere atto della diversa legislazione rispetto ad altri paesi, tipo la Spagna dove è possibile applicare la cassa integrazione come hanno annunciato già alcuni club famosi. Qui in Italia la materia è disciplinata dalla legge 91 e bisognerà perciò procedere a trattative squadra per squadra. Già nel documento preparato da Gravina dopo il vertice operativo dell'altro giorno, la richiesta della cassa integrativa fino a 50mila euro lordi, per le fasce più deboli insomma, è considerata. E Francesco Ghirelli, presidente della Lega pro, è tornato sull'argomento chiedendo l'inserimento dei suoi club nel decreto Cura Italia per evitare il crac del sistema.
Nel frattempo Fifa e Uefa hanno dato vita ai tavoli per discutere di calendari eventuali e regole nuove (calcio-mercato). Nel primo caso, sortirà una raccomandazione da spedire alle singole federazioni «per evitare spinte pericolose» tipo quella di Lotito e De Laurentiis tenendo conto di tre ipotesi: a) che si ricominci a giocare per chiudere entro il 30 giugno; 2) che si ricominci a giocare arrivando anche a luglio; 3) che non si ricominci più. Sul tema, che continua a provocare lacerazioni nel panorama della Lega di serie A, Gravina ha fissato i prossimi paletti. «Non potremo andare oltre il 15 luglio per la conclusione dei campionati per cominciare poi la stagione successiva al massimo entro metà agosto» il suo ragionamento.
Il secondo fronte aperto è quello di Sky e dei diritti tv. Secondo alcuni presidenti che hanno avuto contatti diretti con la pay tv, è allo studio una sorta di accordo transattivo che prenda in considerazione anche il prossimo triennio 21-24.
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