Milano Fluida nel suo essere tremendamente ingarbugliata. È la situazione della lega di serie A, a caccia di un presidente e di un amministratore delegato. Dall'assemblea di ieri è uscita, ancora una volta, una fumata nera. Tutto rinviato al prossimo 7 dicembre, giornata di festa a Milano per il patrono Sant'Ambrogio, in cui si arriverà a un probabile dentro o fuori: o si è in grado di nominare due figure condivise o salta il banco, con un nuovo commissariamento da parte del Coni. Con il presidente Malagò che ieri è entrato a gamba tesa: «Mi sembra si siano un po' incartati. Forse avere un supporto terzo per aiutarci non mi sembrerebbe una cosa sbagliata».
Commissario, quindi? Forse no, perché questa volta c'è ottimismo perché, anche in virtù di una possibile riorganizzazione delle quote federali tra serie A, B, lega pro e dilettanti, i grandi del calcio vogliono avere una voce forte in capitolo e non essere subordinati a scelte altrui. Lo conferma anche l'attuale commissario Carlo Tavecchio. Il dimissionario presidente della Figc, parso provato come non mai, si è limitato ad un commento di 45 secondi al termine dell'assemblea. «Il clima è molto più disteso, i club hanno voglia di chiudere e mi sembra che, da quel che ho visto, si possa arrivare al 7 dicembre con una conclusione. Credo ci siano stati passi in avanti dal punto di vista del consenso», ha detto Tavecchio. Tradotto: da parte di tutti c'è la volontà di arrivare a una conclusione positiva.
Lo confermano anche le chiacchiere a microfoni spenti in via Rosellini da dove però non filtrano nomi. Se per quando riguarda l'ad, la commissione ad hoc ha portato alla luce una rosa tra cui verrà scelto il dirigente, con l'attuale amministratore di Infront Luigi De Siervo in pole, per quando riguarda il presidente resta il massimo riserbo. Per il momento si è discusso più sui criteri di selezione e sul profilo piuttosto che di nomi specifici. Se ci sono idee, si tengono nel cassetto. Anche perché nomi già usciti come quello di Giuseppe Vegas, sono stati immediatamente «bruciati» e il numero uno uscente della Consob non è più in corsa. I club hanno tempo fino al 7 dicembre (tecnicamente fino all'11, giorno in cui il mandato di Tavecchio scadrà) per trovare la quadra definitiva.
Esclusa l'ipotesi di un presidente pro tempore ed esclusa anche la possibilità di una maggioranza relativa (11 voti) per eleggere il presidente. Ne serviranno 14, almeno, obbligatoria quindi un'intesa larga. Per dimostrare che l'ottimismo non è solo di facciata e che il nostro calcio ha ancora un po' di credibilità.
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