L'EuroSarri ha più valore per Agnelli

L'EuroSarri ha più valore per Agnelli

U na vittoria ti allunga la... panchina. A maggior ragione se è il primo trofeo della tua carriera, alzato a sessant'anni abbondantemente compiuti. Maurizio Sarri dopo aver ballato in blues, adesso flirta con la Signora. Di mezzo c'è quel Chelsea che ha appena portato al trionfo in Europa League. Non può essere una partita che ti cambia la vita, perché alla vigilia della finale di Baku, in Inghilterra avevano già «rimandato» in Italia il bistrattato Sarri. L'idillio era durato lo spazio di un paio di mesi, poi tifosi e tabloid hanno massacrato il Sarriball, versione anglosassone di quel Sarrismo che dalle nostre parti spopola a prescindere dalle vittorie, zero, conquistate sul suolo italico. E anche il club di Abramovich nel pensare a Lampard per la prossima stagione ha mandato segnali precisi. Si incontreranno oggi, quando a Londra arriverà anche chi ne cura gli interessi, Ramadani, Sarri e Marina Granovskaia, la plenipotenziaria blues. Le parole di Baku di Sarri suggeriscono la separazione, il messaggio ai tifosi napoletani «... sanno che la professione porta ad altri tipi di percorsi», più di un occhiolino alla Signora. Con la quale si balla, ma non a lungo. Andrea Agnelli aspetta una risposta entro lunedì, a quell'offerta di un triennale da sette milioni a stagione. Poi scatterà il piano B, che non è Simone Inzaghi. Ma fino ad allora si aspetta Sarri, che deve liberarsi dal Chelsea, al quale lo legano ancora due anni di contratto. Non dovrebbe essere così complicato, ma la nomea della zarina Marina e la vicenda Conte insegnano che con il club londinese non si deve mai dare nulla per scontato.

Ballano oltre cinque milioni di clausola che il Chelsea ha messo un anno fa per liberare Sarri, dopo che ne aveva pagati sette al Napoli. La vittoria in Europa League se non è un ostacolo è sicuramente un biglietto da visita unico per la Juventus. Ma è soprattutto l'esperienza inglese a dare un'altra immagine del Sarri conosciuto a Napoli. Non solo le mosse azzeccate contro l'Arsenal, ma la capacità di adattarsi a un altro campionato, di tenere la barra dritta in una stagione da 63 partite. Sarri ha acquisito una dimensione europea, che alla Juve non guasta mai, considerata l'ossessione Champions.

Sacchi, che non perde occasione di esaltarlo, su un suo possibile approdo alla Juventus ha detto: «Sarebbe una rivoluzione». Che andrebbe contro il dna bianconero quello che «l'unica cosa che conta è vincere». E le rivoluzioni contro natura possono avere un effetto boomerang.

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