L'ex Zenga fa sprofondare l'Inter

Anche il Crotone fa punti a San Siro. Inutile il vantaggio di Eder, fischi e contestazione

L'ex Zenga fa sprofondare l'Inter

Milano - L'Inter non sa più vincere. È all'ottava partita senza successo, lontano oltre due mesi ormai. E oltre a perdere a terreno in classifica che è poi l'aspetto meno preoccupante, è la deriva nel gioco e nella condizione complessiva del gruppo, a preoccupare e a trasformare la cavalcata del girone d'andata in una lenta ma progressiva paralisi. Nemmeno il contributo di Rafinha, che pure offre qualche segno di vitalità, contribuisce a risolvere i problemi più urgenti, costituiti dalla costruzione di occasioni da gol. Al sigillo isolato di Eder, nel primo tempo, non segue nient'altro. E finisce come a Ferrara. Cioè l'Inter scappa avanti ma poi si lascia raggiungere, puntualmente.

Il popolo dell'Inter ha memoria e riserva a Walter Zenga l'accoglienza che il famoso uomo ragno merita dalle parti di Milano neroazzurra. Ma questo non significa che il Crotone, da lui preparato, si faccia da parte per concedere tappeti rossi al rivale. È vero, a metà della prima frazione, sfruttando la sua migliore risorsa (i gol di testa), Spalletti si mette comodo grazie alla capocciata di Eder, incustodito a centro area: bella girata e palla in buca secondo la migliore tradizione. Ma non è l'inizio di una serata spensierata per l'Inter e nemmeno per Icardi che vestito con pelliccia alla Totò si accomoda in tribuna in compagnia di Wanda Nara, forse per smentire in modo plastico, le voci di dissensi familiari. Il problema è quello degli ultimi 62 giorni, e cioè gioco poco fluido, partecipazione discutibile degli esterni Perisic e Candreva, e perciò occasioni per mettere al sicuro il successo ridotte a zero.

Il cambio di copione, nella ripresa, è una conseguenza inevitabile che consente al Crotone, in capo a una serie di attacchi ben registrati, di raggiungere il pari grazie all'inserimento di Barberis che in area di rigore s'infila come Arsenio Lupin in una gioielleria. Nessuno se ne avvede e il suo tocco a incrociare può mettere a nudo anche i limiti e i difetti della difesa, un tempo un muro invalicabile, non certo lo stato di forma di Handanovic.

Quando tocca a Rafinha, più o meno ultima mezz'ora, e più tardi anche a Karamoh (al posto di Brozovic che la prende malissimo evitando di dare la mano a Spalletti e prendendo a calci la tuta e la seggiolina), l'Inter organizza l'assedio vecchio stile correndo qualche rischio di troppo (contropiede classico di Trotta con sinistro di poco a lato) e apparecchiando un paio di golose opportunità (Eder e Perisic) che segnalano oltre che il piede freddo dei due anche la mancanza di lucidità del gruppo.

Troppo poco per riuscire a mettere sotto, per la seconda volta, il Crotone di Zenga che invece tradisce una singolare maturità e la conoscenza del copione giusto.

Dietro si difende con le unghie e con i denti senza ricorrere ai soliti mezzucci da provinciale, in mezzo si organizza aiutandosi con generosità: così resiste fino all'ultimo assalto interista. Zenga, commosso, può meritarsi l'abbraccio dei suoi, Spalletti sconsolato può maledire l'assenza di Icardi. E i fischi di San Siro sottolineano che adesso è crisi nera.

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