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L'Inter non riparte a Verona. La difesa tradisce Conte

I nerazzurri male all'inizio e alla fine: addio 3° posto. Il tecnico ritarda i cambi. Lautaro sbaglia il gol del ko

L'Inter non riparte a Verona. La difesa tradisce Conte

Un'altra rimonta subita. E adesso i punti persi cominciano a essere molti più di quelli trovati. Tra Verona e Inter finisce 2-2, con un sinistro velenoso di Veloso che cancella il gran secondo tempo nerazzurro. L'Inter resta quarta, col secondo posto nel mirino, distante 3 punti, ma l'amarezza profonda di un'altra occasione sprecata. Merito del Verona, rivelazione di stagione, che domina per un tempo e trova in panchina le energie per la rimonta finale. Quella stessa panchina che invece Conte quasi ignora (3 soli cambi), riservando 3 minuti e recupero a Eriksen.

Preoccupato dalla riconosciuta velocità di Lazovic, Conte inverte Godin con Skriniar, piazzando lo slovacco sulle tracce del serbo. Come non detto: alla prima occasione, la freccia di Juric scatta regolarmente, anticipando il fuorigioco e aggirando Skriniar, nemmeno fosse un palo piantato nel prato. In ritardo il raddoppio di De Vrij, sorpreso Handanovic: dopo 80 secondi, il Verona è in vantaggio. E da lì la serata dell'Inter da calda diventa afosa.

La squadra di Conte ci mette mezz'ora per causare, con Gagliardini e Sanchez, i primi problemi a Silvestri. Poco più che solletico. Prima e dopo c'è solo il Verona, tantissimo Verona: un palo colpito (19' Veloso) e uno sfiorato (20' Dimarco), fino all'incredibile doppia mancata deviazione di Pessina e Faraoni sul centro rasoterra di Veloso, sul quale l'Inter difesa dell'Inter resta a guardare (43').

Young fa il terzino come mai prima nella sua avventura nerazzurra, schiacciato dal modulo di Juric che in fase offensiva porta 4 uomini in linea al limite dell'area. De Vrij deve uscire dalla linea difensiva per limitare Pessina. A centrocampo, per quanto in teorica superiorità numerica, l'Inter soffre il maggiore dinamismo avversario: Brozovic passeggia, Gagliardini boccheggia, stavolta anche Borja Valero è in difficoltà, sempre in ritardo su Veloso e Amrabat. In attacco, Lukaku e Sanchez sono marcati a uomo rispettivamente da Kumbulla e Gunter e non la prendono sostanzialmente mai, soprattutto il primo.

Per un tempo Conte è spettatore passivo della sua brutta Inter, più che altro preoccupato a insultarsi con Juric (maledetti effetti sonori a porte chiuse), ma al ritorno in campo comincia un'altra partita. E Candreva diventa il protagonista dell'illusorio sorpasso che poteva valere 3 punti e il terzo posto: un tiro deviato in angolo (1'st), il tap-in del pareggio (4' st, dopo il gran palo di Lukaku, nell'occasione gigantesco), il cross che deviato dal petto di Dimarco batte per la seconda volta Silvestri (10' st).

Improvvisa, la luce s'è come spenta nella squadra di Juric, che sembra pagare il gran correre del primo tempo e certamente paga le occasioni fallite. L'Inter cresce nei singoli e nel collettivo: bene Sanchez, meglio anche Borja (molto) e Young, finalmente in grado di passare la metà campo. Per Lukaku solo il palo da cui nasce il pareggio e poi il cambio staffetta con Martinez, bravo a impegnare Silvestri dopo un rapidissimo contropiede e in assoluto protagonista del migliore spicchio di partita dopo la ripartenza.

Eppure non basta, decide Veloso e finisce 2-2.

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