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L'Inter si ritrova di nuovo prima... fra i perdenti

È la definizione del tecnico per il secondo posto che manca dal 2011. Dea scavalcata. Doppietta Lukaku

L'Inter si ritrova di nuovo prima... fra i perdenti

Di nuovo seconda e a 4 punti dalla Juventus. La vittoria di Genova (0-3) nel giorno della partita numero 3.000 in Serie A (ovviamente record) non servirà per lo scudetto, ma serve all'Inter per scavalcare l'Atalanta e rimettersi nella posizione centrata per l'ultima volta nel 2011. Checché se ne dica, e qui Conte è furbo quando dice che i secondi sono i primi tra i perdenti, sarebbe un risultato positivo, il timbro a una stagione di cui non resteranno solo i rimpianti, che ora la classifica giustifica, o le lamentele. A quelle croniche di Conte, a Genova si sommano quelle ritardate di Marotta, sintonizzato con l'allenatore sulla questione calendari («siamo stati penalizzati»), nonché chiarissimo sull'ipotesi Messi: «Fantacalcio, non è un nostro obiettivo». Non ci credeva nessuno, ma adesso è tutto più chiaro.

Per il Genoa, prima schiacciato e poi sconfitto, un'altra settimana di passione, ma il traguardo salvezza resta un'opportunità concreta. In un girone (subentrò a Thiago Motta proprio dopo il 4-0 di San Siro), Nicola ha compiuto non un miracolo come a Crotone, ma certamente un'impresa. Partita bruttina. Vietato stupirsi. Le partite si sommano alle partite, la fatica aumenta, il ritmo diminuisce: l'unica consolazione è che siamo a una settimana dalla fine di questo sport che somiglia al calcio. Poi arriveranno le Coppe e per chi - come le squadre italiane - finisce il campionato proprio a ridosso degli eurofestival, le premesse sono tutt'altro che incoraggianti. Del resto i calciatori sono uomini e non macchine e non possono non risentire di caldo, fatica e stress. Non è colpa di nessuno, ma sarebbe giusto tenerne conto ogni volta che se ne parla, se ne scrive o semplicemente si guarda una partita. Qui ci sono uomini che da 2 mesi hanno praticamente smesso di allenarsi, dopo che per 3 avevano smesso di giocare. Giudizi che sembrano definitivi oggi, potrebbero essere capovolti tra qualche mese, a ritmi normali.

L'Inter ci mette mezz'ora per aprire un varco nelle barricate del Genoa, schierato sostanzialmente a uomo, con Lukaku su Zapata, Romero su Martinez e il giovanissimo Rovella (dicembre 2001, ex scuola calcio Inter) su Eriksen. Il danese non fa nulla di speciale, ma è più mobile e incisivo delle ultime uscite, giocate a ritmo passeggiata: i pochi guizzi nerazzurri nascono da lì. Di Brozovic il primo tiro (22'), di Eriksen la prima palla gol (30': alto dal cuore dell'area), di Lukaku la testata dell'1-0 (34': Biraghi da sinistra, Zapata distratto).

Non un granché nel primo tempo, ma nel secondo il gioco è persino peggio, illuminato solo dalla voglia e dal gol di Sanchez (38' st, deviazione sottomisura su centro dell'ottimo Moses) e dal numero da circo di Lukaku per lo 0-3 finale (48' st).

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