L'Iran risponde al regime: inno cantato a denti stretti e una vittoria per il popolo

Ma il ribelle Azmoun resta ancora in silenzio. E da Teheran arriva il grazie del presidente

L'Iran risponde al regime: inno cantato a denti stretti e una vittoria per il popolo

Forse questo Iran che canta l'inno a denti stretti - ma il ribelle Azmoun, che mostra al mondo un tatuaggio con la scritta «Love me for who I am» (Amatemi per quello che sono), rimane di nuovo a bocca chiusa - fa ancor più rumore di quello silente dell'esordio mondiale. E oltre tutto, la rabbia soffocata di fronte alle evidenti pressioni e minacce arrivate da Teheran ha scatenato sul campo l'orgoglio della nazionale persiana, dopo il pesante ko con gli inglesi. Risorge l'Iran e affonda il Galles, seppure nel solito recupero extra large e dopo che i britannici sono rimasti in dieci per l'espulsione del portiere. Per la nazionale guidata dal portoghese Queiroz si riapre improvvisamente la strada verso gli ottavi di finale. Caricando più che mai di significato, sportivo e non, l'ultima sfida con gli Usa. «Dedichiamo questi due gol al nostro popolo e ai nostri tifosi che sono venuti qui», così il centrocampista Ezatolahi. Tifosi «pescati» dalle telecamere del circuito internazionale della Fifa in lacrime, peccato che quando è iniziato l'inno dell'Iran, si sono sentiti anche alcuni «buu» e fischi di disapprovazione.

Dunque il campo ha detto 2-0 per gli iraniani in una partita scadente ma infiammata nel finale dal solito arbitro inadeguato, che ha bisogno del Var per vedere una grossolana uscita del portiere gallese Hennessy che tramortisce Taremi e concede il solito infinito recupero che regala all'Iran la meritata vittoria (in precedenza aveva preso anche due pali). Ci pensano Chesmi e Rezaeian a far tornare il sorriso alla nazionale di Teheran e a regalare un relativo momento di felicità a un popolo che sta soffrendo la repressione degli ayatollah. Ma quell'inno cantato a denti stretti è una ulteriore denuncia delle pressioni arrivate dal regime, che prima del match aveva arrestato uno dei calciatori più in vista del paese, il curdo Ghafouri, ex nazionale, per aver manifestato contro. Un chiaro messaggio trasversale ai calciatori in campo, come per avvisarli di quello che gli potrebbe accadere al rientro in patria se continuassero nel loro atteggiamento.

Gli unici a non turbarsi di fronte alla situazione iraniana, anzi solerti ad intervenire per soffocare il dissenso, sono i soci del Qatar che mandano gli agenti della sicurezza a strappare dalle mani di una ragazza tra il pubblico una maglietta che ricorda Mahsa Amini, la giovane uccisa in Iran che ha scatenato la rivolta. E stessa sorte ha avuto una bandiera iraniana con una scritta inneggiante alla libertà esposta da un altro tifoso persiano. La Fifa, solo all'ultimo momento, aveva benevolmente permesso ai tifosi gallesi di indossare allo stadio indumenti con i colori arcobaleno. Insomma, siamo al punto che Infantino deve giudicare anche il nostro guardaroba...

Quindi, non ci resta che attendere Iran-Usa, la riproposizione di una sfida che infiammò già Francia '98, con gli ayatollah che ieri hanno ufficialmente ringraziato Taremi e compagni («avete portato al popolo la dolcezza della vittoria.

Le preghiere della nazione vi guideranno», ha detto il presidente Raisi) ma ora hanno un dilemma atroce: tifare per gli eroi a denti stretti della loro nazionale o, sotto sotto, strizzare l'occhio addirittura al grande satana?

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