Non è lo specchio del nostro campionato, men che meno del nostro Paese. È una splendida eccezione la Nazionale targata Roberto Mancini. Giovane, fresca, entusiasmante. Una squadra che diverte e che vince. Una squadra che nel giro di poco ha saputo ribaltare gli umori dell'Italia pallonara. Eravamo umiliati e offesi dalla disfatta del mancato Mondiale di Russia, siamo entusiasti, coinvolti e pure un po' stupiti adesso. Qualificazione agli europei in saccoccia, un record dopo l'altro sbriciolato dal Mancio, un gioco offensivo e finalmente europeo ma soprattutto quel senso di appartenenza che sembrava smarrito. Oggi si guarda la Nazionale perché è davvero, di nuovo, la squadra di tutti. Quella che fa sognare e che tutti i giocatori sognano.
Non ingannino solo i risultati. Certo, 9 vittorie su 9 gare nelle qualificazioni (10 in totale) con la decima nel mirino contro la modesta Armenia questa sera, aiutano eccome. Ma non è solo quello. È cambiato il clima. È profondamente diversa l'aria che si respira intorno agli azzurri. Sembra passata un'era geologica dalla disfatta firmata Ventura-Tavecchio e dagli slogan di rinnovamento sempre sbandierate mai davvero applicati. Ora c'è tutto. Anche più del previsto. «L'obiettivo era quello di fare qualcosa di diverso per riavvicinare i tifosi con un calcio offensivo, magari prendendoci anche qualche rischio» ha spiegato ieri Mancini. Obiettivo centrato e fantasie che volano libere. «Ci manca ancora un gradino per tornare dalle grandi d'Europa», dice Bonucci. Un gradino che mai come adesso sembra piccolo in fondo, e che con un po' di coraggio e la stessa convinzione vista sinora si può salire senza troppe difficoltà. Il che non significa avere il diktat della vittoria all'Europeo ma almeno la consapevolezza di potersela giocare con tutti. E non è poco.
Godiamocela questa Nazionale. Prendiamo il buono finché c'è e teniamo il cuore allegro ancora per questa sera. Perché dismessa la maglia azzurra c'è una realtà ben diversa.
Ci sono i buu razzisti, ci sono le minacce agli allenatori, ci sono i furti in casa dei giocatori che si ribellano e c'è il caso Rieti, in serie C, con i giocatori in sciopero perché non pagati da mesi e la sfida di ieri con la Reggina saltata per un cavillo legale (mancava un allenatore tesserato nella distinta di gara) che ha evitato la farsa di una gara con in campo i ragazzini. È già successo, succederà ancora, specie in serie C. È il nostro calcio. Fortuna che adesso c'è la Nazionale.
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