nostro inviato a Ginevra
La fenomenologia di Fabio Fognini non prevederebbe la resa incondizionata, almeno senza un po' di avanspettacolo. Almeno così la pensavano i giornali svizzeri, che alla vigilia della sfida con l'Italia si sono sbizzarriti per dipingere il numero uno azzurro come meglio potevano: Le Matin lo ha chiamato Arlecchino, La Libertè lo ha definito un folle (tra virgolette, per carità), L'Express ha messo in fila le sue malefatte per farne un simpatico ritratto. Per questo forse il nostro Fabio decide di stravolgere il cliché e quando giunge in sala stampa il risultato della semifinale di Coppa Davis è già di 2-0 per la Svizzera, sei set a zero in poco più di 3 ore e mezzo per due match. In pratica Federer batte Bolelli, Wawrinka asfalta Fognini, e così il Nostro - dopo essersi concesso solo un piccolo battibecco con uno del pubblico - si piazza sulla sedia e dice: «Voi scrivete quello che volete, ma cosa potevo fare di più? Ho giocato contro uno più forte di me, a casa sua, davanti a 18mila persone tutte per lui. Questo è quanto. Ci voleva San Gennaro come a Napoli con la Gran Bretagna...». Però, in realtà, sarebbe bastato molto meno. Ad esempio qualche doppio fallo - alla fine Fognini ne ha contati 8 - e qualche colpo di Wawrinka, che ha usato il servizio come una pistolettata e ha recuperato brillantemente l'unico momento di difficoltà nel secondo set. E ci sta, per carità, come dice il capitano Barazzutti, «visto che giochiamo in casa di una squadra che può vincere la coppa. Anche se c'è ancora il doppio da disputare e se ci lasciano uno spiraglio magari...». Ci sta, ma se il punto più incerto della giornata diventa quello con in campo Federer, allora si capisce che davvero ci sarebbe voluto San Gennaro. Bolelli ha pure giocato bene, è stato incollato a Re Roger per due set e ha perso 7-6, 6-4, 6-4 con onore. «Però insomma, io sono all'inizio di una nuova carriera e un anno fa non riuscivo neanche a prendere la racchetta in mano. E lui non mi sembra che sia poi così lontano dal suo periodo migliore». Infatti, nulla da fare. E così mentre Roger battibecca un po' con i giornalisti svizzeri sulla sua fedeltà (un po' a singhiozzo) alla nazionale («sono 15 anni che gioco per la mia Patria, vorrei ricordarlo») Wawrinka è già un set sopra con il punto del 2-0 in carrozza.
Fognini allora chiude: «Bisogna accettare le sconfitte quando non puoi fare nulla, ricordo che siamo in semifinale di Davis e per questo incontriamo i numeri 3 e 4 del mondo». E Barazzutti approva: «Ci vuole serenità: dispiace che Fabio avrebbe potuto giocare meglio, ma dispiace per lui. Wawrinka non aveva bisogno di una mano e lui gliel'ha un po' data, però non sarebbe cambiato nulla.
Bisogna stare sereni e non sempre focalizzarsi su come uno ha giocato o sul risultato di una partita». Che - per la cronaca - è stato 6-3, 6-2, 6-3. Tanto per dire, naturalmente.Oggi: doppio a partire dalle 13, diretta tv Supertennis. Altra semifinale: Francia. repubblica Ceca 2-0.
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