Dal razzismo a Francesco Totti, dalla famiglia alla maglia gettata in terra ai tempi dell'Inter, dalla partita con il Brasile agli apprezzamenti di Prandelli fino alla sincera amicizia con El Shaarawy. Sarà forse il clima da Domenica delle Palme, ma davanti a taccuini e telecamere Mario Balotelli si mostra sorridente e affronta tanti temi con serenità, consapevole del ruolo di protagonista che si sta ritagliando in Nazionale. Il Balotelli di oggi sembra avere molte certezze e poche presunzioni. Soprattutto pare avere la testa attaccata alla quotidianità sportiva: meno protagonismo, più pragmatismo. E maggiore disponibilità: firme e foto ricordo con i giovanissimi tifosi presenti a Coverciano.
Del Balotelli inglese non è rimasta traccia, è iniziato il suo processo di maturità?
«Ci tengo a precisare che io non sono mai stato montato, se è venuta fuori una mia immagine è solo per quello che scrive la stampa, e non lo diventerò solo perchè ho segnato un gol al Brasile. Ho fatto la mia vita, ma ora lavoro bene. Sono maturato perché sto crescendo, ora vado per i 23 anni, con le esperienze buone o cattive impari e cresci ma va con l'età. Sto cambiando da tanto tempo, già da quando ero in Inghilterra, ma magari non giocavo tanto e non si potevano vedere i risultati. Ora vivo una vita tranquilla e normale, e non vado forte in macchina...».
La maglia azzurra le sta consegnando popolarità forse mai raggiunta con un club...
«Diciamo che ora sto simpatico a qualcuno e non antipatico a tutti, è già qualcosa. Dopo l'Europeo penso che la mia popolarità sia diventata molto più forte, l'ho notato da come si comporta la gente normale per strada, quando fai l'allenamento. Magari prima solo i miei tifosi mi vedevano bene e oggi, anche grazie all'Italia, anche i tifosi di altre squadre cominciano a tifare per me e questa è una bellissima cosa. Anche se io ho sempre avuto chi mi voleva bene, a partire dai miei genitori e dai miei amici».
In questi giorni si sono sprecati paragoni con grandi campioni del passato.
«Ringrazio per questi giudizi ma la mia forza la so io e non ho bisogno di paragoni. Vedo in me un miglioramento, sto cambiando da tempo, solo che prima i miei progressi non si notavano».
In molti, tra cui Prandelli e Galliani, la ritengono potenzialmente tra i 5 migliori attaccanti al mondo.
«Anche questi complimenti fanno piacere ma non mi reputo nè tra i più forti, nè tra i più scarsi. Io sono io e basta. E sono consapevole che dovrò ancora migliorare, non in qualcosa in particolare, in tutto».
Magari dovrà gestire meglio le sue emozioni...
«Per il derby con l'Inter ero emozionato ma non nervoso, mentre la partita che ho sentito di più nella mia carriera è stata la finale agli Europei contro la Spagna, non riuscivo a dormire, non vedevo l'ora che arrivasse il giorno dopo».
Un errore che non rifarebbe nella sua vita?
«La maglietta dell'Inter gettata in terra davanti al Barcellona, quello non lo rifarei di certo...».
Parliamo del Brasile e della sua ottima prestazione.
«È stata una bella partita, non penso alle occasioni gol che non ho sfruttato ma a quelle che avrò in futuro. La Nazionale ha qualcosa di speciale, qualcosa in più, sono contento che stia diventando sempre più giovane».
Cosa dice di quell'episodio con il laziale Hernanes?
«Mi sono alzato con lui, mi ha dato un brutto calcio, ma ci siamo dati subito la mano, non c'è stato nessun problema».
La prima cosa che ha fatto dopo la partita di Ginevra?
«Ho chiamato i miei genitori. Mio papà mi ha subito detto: "Hai sbagliato tanti gol, ma hai fatto un bel gol". Mia madre era contenta per tutta la partita, si è divertita e ha fatto i complimenti a me e a tutta la squadra».
Il suo prossimo obiettivo?
«Fare una grande partita con Malta. Quello a più lungo termine? Vincere contro il Chievo in campionato».
A proposito di Malta, lei giocherà in un tridente con il suo compagno nel Milan El Shaarawy che in questi giorni l'ha riempita di elogi.
«Siamo amici, stiamo quasi sempre insieme e ci troviamo molto bene. Sono contento di aver trovato un amico e un compagno di squadra, trovare un'amicizia sul lavoro non è facile. Cercherò di aiutarlo sempre in tutto quello che farà sia dal punto di vista umano che calcistico, e sono certo che lui si comporterà allo stesso modo con me. È una cosa bella tra due veri amici».
A gennaio è tornato a giocare nel nostro paese. Come vedo le cose in Italia?
«Mi sembra ci sia un po' di casino... Speriamo che certe persone trovino un accordo, se potessi farei anch'io qualcosa per la politica».
Resta il grave problema del razzismo negli stadi, uno specchio della nostra società.
«Quando si manifestano certi atteggiamenti negli stadi provo un senso di fastidio, di rabbia e mi dispiace. Purtroppo su questo argomento miglioriamo troppo poco».
Boateng, dopo l'episodio che lo ha direttamente coinvolto a Busto Arsizio, ha fatto un discorso sull'argomento alle Nazioni Unite.
«Sono d'accordo con lui, è un problema grande, per uscire dal razzismo bisogna contribuire tutti insieme».
Un'ultima curiosità: molti invocano il ritorno di Totti in Nazionale per quello che sta facendo in campionato.
«Magari, è un fenomeno. Campioni come lui sono sempre ben accetti in squadra».
Un ideale ramoscello d'ulivo inviato al capitano romanista dopo il brutto precedente (quel calcione ricevuto dal giallorosso all'Olimpico, ndr).
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