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L'Italia perde i pezzi. E Mancio sceglie la pace per la battaglia Svizzera

Mondiale in palio, il ct vara la linea soft: "Solo una partita...". Ma perde Pellegrini e Zaniolo

L'Italia perde i pezzi. E Mancio sceglie la pace per la battaglia Svizzera

Serenità e tranquillità, le password di Mancini per violare il sistema Svizzera. Un affare che vale il Mondiale: «Sono certo che faremo una grande partita, la vittoria all'Europeo ci da la consapevolezza che sappiamo giocare bene. E poi saremo davanti al grande pubblico dell'Olimpico. Sarà una bella serata, ci divertiremo».

La serenità consente di arrivare alla partita con le corde giuste. La tranquillità aiuta ad attutire i contraccolpi dell'infermeria: sono tornati a casa Zaniolo e Pellegrini, al loro posto chiamati in tutta fretta Cataldi e Pessina. Gli altri tengono botta. Barella si allena a parte ma non preoccupa, Bonucci e Chiellini stanno meglio. E Roma, intanto, si appresta ad abbracciare gli azzurri con il tutto esaurito ai tempi del Covid ovvero 52mila spettatori.

Mancini ha il sorriso del Mulino Bianco, infonde pacatezza a chi lo osserva. Chiaro l'intento di disseminare il percorso di messaggi positivi, respingendo al mittente qualsiasi allusione all'ansia da prestazione: «È una gara importante, per carità, ma restiamo tranquilli. È solo una partita di calcio». Ma la Svizzera è un ostacolo da non sottovalutare: «Solitamente contro di loro sono state difficili tutte le sfide, ce lo dice la storia. Ma se noi riusciremo a giocare come all'andata faremo bene, anzi, sono sicuro che faremo addirittura meglio. Non voglio tensioni o pressioni, si prepara con tranquillità una sfida così». Capito?

È la ricetta di Mancini, l'antidoto al logorio della vita moderna, come l'immenso Ernesto Calindri ci ricordava in un celeberrimo spot. Il ct sa alla perfezione come sono fatti i suoi azzurri, ne percepisce l'umore, gli basta un colpo d'occhio, ormai, per capire come stanno. Soprattutto in quali condizioni è il loro animo. Ha vinto un campionato d'Europa non perché avesse la squadra più forte, quantomeno sulla carta, ma perché più forti erano i suoi soldati sul piano psicologico e dei valori morali. Il Mancio ha fabbricato un gruppo granitico con l'arma della serenità. In 50 giorni mai uno screzio, un diverbio, un contrasto che potesse minarne il clima. Alla vigilia della finale l'Italia emanava una sensazione di serenità. E ora, per quanto il confronto con la Svizzera pesi molto, non avrebbe senso dilapidare quel patrimonio di tranquillità, marchio di fabbrica dell'Italia di Mancini. Andata in campo sempre per divertirsi e quindi far divertire che la seguiva. «La mia settimana più complicata? Mah forse lo era un po' di più quella che ci portava alla finale (e scoppia a ridere ndr)».

È il sorriso del Mancio, la forza dei nervi distesi.

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