L'altra faccia del calcio italiano rischia di ammutolire i sogni di gloria. L'Europa delle coppe ha restituito tre squadre rinfrancate da quel passo in più che toglie il peso dallo stomaco. L'Italia di Conte ci ha rispiegato chi siamo, dove andiamo e dove rischiamo di finire. E lui non è stato incoraggiante. «Lasciatemi lavorare», fa sapere. Già, questo lo dice qualunque allenatore che prenda tempo: viste le intemperie. Usa il tempo come ombrello. Il ct, fra l'altro, si è immerso in quelle disfide personali che avvelenano l'aria. Alla Juve gli era permesso, in azzurro molto meno. «Certe affermazioni non scivolano via. Io ho memoria da elefante», ha sintetizzato con frase ad effetto, ma che non salva la sostanza del suo mandato. Deve svegliarsi l'Italia, ma pure lui: il tempo è finito. «Chiedo di essere lasciato in pace, di lasciarmi lavorare. Ho sempre lavorato duramente». E torniamo ad un ct calato da Marte e non, invece, al Conte Antonio che ha giocato, lavorato, vissuto nel calcio nostro.
Da qui la domanda più ovvia: a quale Italia del pallone credere? Il campionato non esprime il nostro calcio: soltanto il nostro spettacolo e semmai le incapacità di dar valore ai giocatori. Sarà un caso se nella nazionale d'appartenenza c'è chi rende e nel club molto meno? Sarà un caso se Santon, che Conte ha richiamato insieme ad Abate per la partita con l'Inghilterra, sia tornato con altra faccia calcistica dall'esperienza inglese? E così fu il caso di Barzagli di ritorno dalla Germania.
Le tre damigelle di coppa hanno la chance di restituire il nostro pallone al retro gotha, ovvero quella posizione appena dietro alle top d'Europa. La Juve può giocarsi la possibilità di arrivare in semifinale, azzardato pensare oltre. Fiorentina e Napoli non hanno confini, seppur un orizzonte da studiare passo dopo passo. La Juve si vale di un sostanzioso blocco italiano, irrobustito da un argentino e uno spagnolo (vista l'assenza di Pogba). Le altre due puntano sulla forza di attaccanti stranieri e magari sul gioco. Gli italiani contano poco, ad eccezione di Gabbiadini per il Napoli. Poi lo vedi in nazionale e dici: tutto qui? Vedi Immobile e capisci perchè non gioca in Germania. Fai i conti con Zaza e ne intuisci la carta velina internazionale. E nel resto del campo scopri centrocampisti con poca personalità. Chissà come ci saranno rimasti male i cultori di Verratti. Ed anche la difesa juventina, celebrata in Italia per essere la migliore, lo dicono i numeri, diventa un mezzo gruviera.
La partita con la Bulgaria è stata un'idea di ottimismo solo per Conte che, affaccendato nelle sue turbolenze con la Juve, sembra aver dimenticato l'obbiettivo principale: restituire all'Italia una nazionale decente. L'ansiosa ricerca degli oriundi dice come la pensa sugli italiani. Eder gli ha dato ragione, ma può mai questo brasiliano, con bisnonno nostrano, esser l'oriundo che ti fa crescere? L'uomo che fa la differenza? Al massimo segna un gol salvezza, ma non è nè Altafini, nè Sivori, forse nemmeno Camoranesi. E qui sta il male d'Italia: bisogna credere a Conte quando si rivolge a Eder e Vazquez. Non c'è di meglio. Allora siamo proprio al peggio. La difesa juventina è senza riserve decenti alle spalle. Il centrocampo è un frullato di incompresi e incompiuti. Gli attaccanti non valgono un piede di Higuain, Tevez, Aguero, Ronaldo, Benzema, Dzeko e quanti altri volete aggiungere.
Il pari di Sofia complica anche la classifica, la prossima partita con la Croazia (12 giugno) diventa un crocevia difficile, contro una squadra che il ct ha definito superiore alla nostra ma che non
dovrà esserlo così tanto da impedirci di mantenere il secondo posto. La Norvegia potrebbe scavalcare l'Azzurra nostra e sarebbe un marchio di infamia. E, nonostante tutto, Conte non può essere un ct peggiore di Prandelli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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