L'ultima di Agnelli e del progetto irrealizzabile

L'ultima di Agnelli e del progetto irrealizzabile

Andrea Agnelli chiude a Napoli la sua carriera di presidente. Restano gli ultimi giorni, prima del 18 di gennaio quando Gianluca Ferrero ne rileverà il ruolo. Il Maradona e Napoli-Juventus rappresentano l'ultima recita di una rappresentazione che ha portato al club bianconero, altri titoli e record, nel nome di una famiglia storica ed esclusiva, ora arrivata al punto di svolta. Di Andrea Agnelli tutto si è detto, tutto si è scritto eppure il suo profilo non è stato del tutto disegnato, il suo carattere, cocciuto e chiuso, è stato un ostacolo al completamento di un progetto grandioso ma anche fantasioso, all'inseguimento di un traguardo impossibile da raggiungere, quello di allinearsi ai più grandi club europei, rimanendo tritato da conti pesantissimi.

La storia della Juventus si è esaltata durante dodici anni irripetibili, la stessa storia è diventata cronaca acida, fastidiosa di cui non si conoscono ancora gli sviluppi ma della quale si prevedono conseguenze perniciose per la squadra e per la società. Non credo che il presidente voglia essere presente al Maradona eppure sarebbe questo un atto di grande dignità, quasi un segnale per i tifosi, anche quelli avversari, di come il presidente abbia voluto essere accanto ai suoi fino alla fine, secondo slogan da lui più volte utilizzato.

Ritengo che in questo caso Aurelio De Laurentiis gli conceda, nel teatro napoletano, un posto d'onore; è stato suo nemico e, insieme, sodale, entrambi hanno un'idea del football che supera la dogana italiana. Difficile pensare ad Andrea Agnelli senza la Juventus ma la realtà obbliga a pensare la Juventus senza Agnelli, dico nel ruolo apicale perché l'azionista tale resta.

L'uscita non è gradevole, non avviene tra applausi e celebrazioni come si converrebbe, la situazione è precipitata, il sipario è chiuso, Andrea Agnelli vivrà stasera, in qualunque posto egli si dovesse

trovare, la sensazione di chi nulla può più fare per cambiare il destino di questa Juventus che lui ha costruito e che lui stesso ha contribuito a smontare, come in un puzzle nel quale sono state sbagliate troppe tessere.

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