Milano - «È stata la settimana perfetta!». Ok, l'aggettivo di Stefano Pioli è quello giusto. Tre successi di fila, uno dopo l'altro, 7 gol nel fatturato, uno solo subito, due in campionato, uno in coppa Italia, hanno capovolto la stagione del Milan, uscito - secondo collaudata abilità - dalla curva a gomito del mese di gennaio (infortuni più covid) e riuscito nell'occasione a occupare la poltrona - formale perché l'Inter deve recuperare la sfida di Bologna - da capolista. Non solo. Rispetto al passato torneo ha migliorato la classifica (più 2 punti) nonostante lo storico abbaglio di Serra in Milan-Spezia.
A dispetto del modesto 1 a 0, non è stato un successo sofferto e nemmeno scandito da un qualche cinismo. È accaduto il contrario: primo tempo con solo due occasioni, ripresa con una bella striscia di opportunità sprecate per qualche prodezza del portiere Falcone e la discutibile precisione di alcuni esponenti (Rebic tra tutti). Non si può dire lo stesso di Giroud, rimasto a secco nel suo territorio preferito, San Siro appunto. Appena hanno cominciato a cercarlo e servirlo (nella ripresa), ha mostrato qualità che non si possono disperdere per via dell'anagrafe. L'acrobazia del secondo tempo, con deviazione vincente di Falcone, è un numero che può riuscire solo ai veri campioni oltre che atleti di razza.
Il gol decisivo è arrivato dopo 8 minuti e al culmine di uno schema alla Silvio Berlusconi, di quelli teorizzati sabato pomeriggio al Brianteo dopo aver assistito a Monza-Spal. Il presidente, da sempre contrario alla costruzione dal basso, ha chiesto il lancio lungo del portiere su uno dei suoi tre attaccanti. Senza averlo ascoltato, Maignan gli ha dato retta (già fatto all'andata con la Samp). E ha fatto partire (con i piedi è sicuramente più forte di Donnarumma), un lancio preciso di 65 metri per Leao che ha aggirato in velocità il suo custode polacco e bucato il portiere ospite.
Poi ci sono stati anche gli applausi indirizzati a Theo Hernandez (per il rinnovo) e i fischi a Kessie (per la mancata firma). Uno striscione dei curvaioli («cordiali saluti agli insoddisfatti») ha sentenziato il divorzio ufficiale dell'ivoriano dal suo popolo. Pioli ha provato a rammendare più tardi: «Non li condivido». Kessie, entrato nella ripresa al posto di Diaz, da trequartista ha servito almeno due-tre palloni golosi sprecati dal pasticcione di Rebic. «Tecnicamente non so, ma come spirito non siamo secondi a nessuno», la morale di Pioli.
La Samp ha fatto poco per togliere il sonno al Milan con il primo tiro in porta (Candreva) dopo 50 minuti.
Sensi ha completato la seconda partita dimostrando una brillantezza che mal si concilia con l'utilizzo, pari praticamente a zero, avuto nell'Inter. Evidente la sfiducia di Simone Inzaghi. Sarà invece felicissimo il ct Mancini che è stato il suo suggeritore nel trasferimento alla Samp.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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