Malagò consola la serie A. Ma i club si ribellano: così non andiamo in ritiro

Il n°1 Coni: "Al 99% ripartirà il 13 giugno". Le società contro il protocollo: "Va cambiato"

Malagò consola la serie A. Ma i club si ribellano: così non andiamo in ritiro

Il presidente del Coni Malagò «consola» i club («la serie A ripartirà il 13 giugno al 99,9 per cento»), sullo sfondo c'è l'inquietudine di molte società (tra queste Inter, Milan, Napoli, Roma, Cagliari, Verona, Atalanta, Sampdoria e Genoa, ma il fronte si sta allargando) non convinte di poter riprendere ad allenarsi e giocare con il protocollo studiato dal Comitato tecnico scientifico e approvato dalla Figc. «È insensato e inapplicabile, cambiamo le regole o non andiamo in ritiro», la posizione dell'Inter condivisa da altri club.

Quarantena allargata, responsabilità dei medici sociali e anche il nodo della «clausura»: come alla Pinetina, il numero di stanze insufficienti ad accogliere in ritiro il gruppo squadra (60 persone, che dovrebbero però dormire da sole). Solo la Juve, con l'hotel alla Continassa, potrebbe fronteggiare questo tipo di emergenza. Ecco che oggi, dopo un vertice della Lega di A sul tema diritti tv, alle 12 i club, Figc, Fmsi e il dottor Nanni (rappresentante dei medici sociali) cercheranno di individuare un percorso costruttivo di confronto con il Cts, i ministri Speranza e Spadafora per giungere a un protocollo condiviso. Ieri anche l'Assocalciatori aveva chiesto chiarezza sulle tempistiche di ripresa e sui protocolli post-allenamenti.

Le rigide regole del protocollo sanitario continuano a essere il vero ostacolo alla ripresa, tanto che il passaggio agli allenamenti di gruppo del 18 per molti rischia di essere inutile. «Ci sono meno possibilità che il torneo, una volta partito, possa finire - ha aggiunto Malagò, ieri in Giunta Coni col ministro Spadafora -. Serve un'alternativa: in Germania hanno fatto un accordo con i calciatori se il torneo non si chiude».

Al puzzle dell'intricata vicenda manca ancora un tassello importante: il vertice tra il premier Conte, il presidente Figc Gravina e quello della Lega Dal Pino. Calendarizzato per lunedì 18 o martedì 19, prima dunque del Consiglio federale del 20 che dovrà discutere le situazioni della C (vicina allo stop) e dei Dilettanti (che si fermeranno). Vertice forse non risolutivo: per ora a dettare l'agenda sono stati la curva dei contagi e i pareri scientifici. La norma della quarantena allargata, «potrebbe essere rivista se non ci saranno complicazioni, ma è un tema che riguarda il Cts», ha sottolineato Malagò. E altro, dopo il vertice odierno, potrebbe essere modificato. Quanto all'articolo relativo alle controversie in base alle decisioni della Figc su eventuali tornei sospesi, previsto dal Dl Rilancio, ha sottolineato: «Può fornire un assist, poi ognuno deve assumersi delle responsabilità. Io dissi: "chiudete tutti in una stanza, presidenti, broadcaster e calciatori, e non uscite finchè non trovate una soluzione". Ora ci metterei anche allenatori e medici sportivi».

E c'è un «giallo» sulla Lazio e sui presunti allenamenti di gruppo rivelati da Corriere della Sera e Messaggero (partitelle a tre): nessuna smentita ufficiale se non quella del medico Pulcini che però non era a Formello («non è vero e arriverà comunicazione da parte del club.

Se la situazione fosse sfuggita al mio controllo, sarei costretto a dimettermi...»). La Figc ha attivato un pool ispettivo della Procura Federale, che verificherà il rispetto dei protocolli sanitari. «Se fosse vero quanto raccontato, sarebbe irrispettoso», così Malagò.

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