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Mancini e l'Italia intera traditi dalla sindrome della riconoscenza

Sul ct, come per i suoi predecessori, ha pesato la mozione degli "affetti" verso i campioni d'Europa

Mancini e l'Italia intera traditi dalla sindrome della riconoscenza

Chi sa ben scavare, può trovare anche un tesoro. Succede nel calcio italiano a dimostrazione che probabilmente la prossima generazione non è così scarsa come testimonierebbe, ad esempio, l'utilizzo ridotto dei giovani talenti nei club di prima fascia della serie A. Roberto Mancini ha un talento innato nello scovare qualche profilo interessante. Al suo debutto da ct, lo ricorderanno in molti, stupì la critica inserendo nell'elenco dei convocati il nome a sorpresa di Niccolò Zaniolo. Ieri l'altro, a Cesena, lo stesso ct ha battezzato Alessio Zerbin, 23 anni, attaccante, di Novara, tesserato dal Napoli di Giuntoli ds e trasferito in prestito al Frosinone con un curriculum in serie B promettente (31 presenze, 9 gol). In quest'ultimo caso si tratta dell'azzurro numero 45 chiamato da Mancini a vestire la maglia azzurra. Ne deriva un ragionamento sulla mancata qualificazione al mondiale - causata più dal pareggio fiorentino con la Bulgaria che dai due rigori falliti da Jorginho contro la Svizzera - che è il caso di approfondire.

Se nella storia del club Italia si sono ripetuti alcuni episodi (mondiale vinto nell'82 e mancata qualificazione all'europeo successivo dell'84; mondiale vinto nel 2006 e flop a quello successivo in Sud Africa dove arrivammo per diritto; terzo posto nel '90 al mondiale italiano e mancata qualificazione all'europeo del '92), è segno che bisogna analizzare con cura i ricorsi storici. Spesso il sentimento della riconoscenza, nello sport e in particolare nel calcio, non porta buoni frutti. È cosa buona giusta citare un altro episodio dello stesso tipo e cioè la finale di Pasadena, mondiale Usa '94, quando Arrigo Sacchi schierò Roberto Baggio con acciacchi muscolari vistosi lasciando in panchina Beppe Signori. Il divin codino l'aveva trascinato in finale, non volle negargli l'onore dell'evento.

Sapete tutti come finì quella sfida decisa dagli errori del dischetto. Sotto sotto Roberto Mancini, dopo il trionfo di Wembley, è stato colto dalla stessa sindrome. E invece i più recenti esperimenti hanno dimostrato che è possibile trovare altre risorse, magari setacciando la serie B, oppure spostandosi a Zurigo (Gnonto) o ancora recuperando alla migliore salute fisica Lorenzo Pellegrini che è stato uno dei pilastri della Roma di Mourinho, finalista in conference league. Persino in difesa, dove abbiamo perso un pilastro come Giorgio Chiellini, Bastoni ha dato prova del suo talento e della capacità di raccogliere senza tremori la grande eredità calcistica.

Il successo sull'Ungheria non deve illudere che sia tutta in discesa la strada. Perché passeremo a fine settimana dal ritorno in Inghilterra per completare la stagione e puntellare la classifica del girone. Ci aspettano da quasi un anno al varco, stimolati come sono dalla voglia di riscatto dopo la finalissima dell'Europeo 2020 persa ai rigori grazie ai prodigi di Donnarumma. Sarà uno dei primi esami di maturità della prossima Italia che non deve spaventare in caso di risultato negativo. Perché nel calcio come nella vita, i giovani talenti vanno aspettati.

E la parabola di Tonali, nel Milan campione d'Italia, ne è una plastica dimostrazione.

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