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Mancini: "Sì, in azzurro non ho mai vinto niente. È la mia occasione..."

Il ct: "È l'11 luglio come nell'82, spero la data torni importante. Divertiamoci per altri 90'"

Mancini: "Sì, in azzurro non ho mai vinto niente. È la mia occasione..."

Tutti sognano il lieto fine, o sarebbe meglio dire l'happy end trovandoci a Londra: Mancini che dopo 39 anni esatti alza una Coppa come Bearzot, Chiellini che nel giorno in cui affianca Zoff nelle presenze azzurre (112) vuole imitarlo nella vittoria di un Europeo, ottenuta dal portiere e dalla truppa di capitan Facchetti nel 1968. In quell'ultimo centimetro tra noi, un gruppo magico e speciale che crede nell'impresa, e il trofeo c'è un'Inghilterra di mezzo. Non è poco. Ma sarà ancora la stessa Italia, sia per interpreti visti nella notte sofferta con la Spagna - nessun dubbio e solo certezze consolidate - che per gioco ammirato ed elogiato nel percorso di un mese fantastico.

«Io come il ct del 1982? Forse perché abbiamo la stessa divisa... Spero solo che questa data sia ancora importante per noi italiani», così Mancini. La sua speranza è di prendersi da allenatore quella soddisfazione mancata da calciatore: «Non ho vinto né con l'Under 21 né con la Nazionale maggiore quel Mondiale del '90 che avremmo meritato, pur giocando con squadre fortissime. È uno dei momenti più importanti per me».

Non mostra agitazione il condottiero di un'Italia «divertente e sostanziosa per quello che hanno fatto i miei calciatori. Abbiamo superato un tragitto pieno di difficoltà e con grande fatica. Speriamo di divertirci ancora e poi andare in vacanza: un ultimo sforzo». Nessuno, in casa azzurra, pensa già al rompete le righe che arriverà domani dopo la visita al Quirinale dal presidente Mattarella: tutti concentrati, con la giusta tensione e con capitan Chiellini a fare da «pompiere». «Serviranno testa fredda e cuore caldo perché sennò non sopravvivi a Wembley con l'Inghilterra, impensabile avere sempre il controllo della partita», ha ammonito il difensore juventino. Conscio di essere forse all'ultima possibilità di vincere questo torneo: «Partite così potrebbero non capitare più nella carriera di un calciatore, è una fortuna giocarle e non vale solo per me».

E allora rieccolo lì al fianco di Bonucci nell'ennesima finale, con i soliti avversari da bloccare (Sterling e Kane in primis), una carta d'identità con la quale fare i conti e un futuro da scrivere sempre partita per partita. «Mettiamoci follia e spensieratezza in questa finale», è la ricetta del capitano. Non certo avvezzo alle coccole, invocate invece da Ciro Immobile, il nostro centravanti al quale si chiede un gol nella notte più importante dopo tre gare di digiuno. «Tutti hanno bisogno di coccole, soprattutto dopo 50 giorni passati insieme, sempre belli e positivi. Io sono felice del lavoro fatto da Ciro, Gallo, Raspadori e tutti i giocatori, che hanno dato oltre il 100 per cento, altrimenti non saremmo arrivati in finale», ha sottolineato Mancini.

In cinque, poi, sognano stasera un bellissimo bis europeo dopo la Champions: sono i calciatori del Chelsea, gli oriundi Jorginho ed Emerson per l'Italia, Mount, Chilwell e James per la Nazionale dei Tre Leoni.

Solo i primi tre saranno in campo dall'inizio, strada facendo si vedrà.

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