Rieccoci a parlare di gol fantasma, di gol che cerano e che per incapacità o miopia non sono stati concessi: a farne le spese è sempre il Milan, laltro giorno a Catania come il 25 febbraio nella sfida scudetto con la Juventus. Ma cè una differenza abissale fra i due episodi. A San Siro si era visto a occhio nudo che il colpo di testa di Muntari aveva superato la linea bianca, solo arbitro e assistente hanno fatto cilecca; al Massimino cè voluta la tecnologia per avere la certezza della rete sul tiro di Robinho. In questultima circostanza neanche i giudici di porta, tanto cari a Platini e ai nostalgici del pallone, ci avrebbero capito qualcosa. Lha detto perfino Marotta a Sky: «Sì, era gol, in tv sè visto che era gol. Ma anche un arbitro a bordo campo, avrebbe avuto le sue difficoltà. Condivido che bisogna, adesso, affidarsi ai mezzi tecnologici. Però, se si può migliorare, se si possono evitare questi episodi che, poi, portano sicuramente a delle critiche, se si può arrivare ad utilizzare un giudice di linea, io sono favorevole. E se Galliani ha intenzione di proporre una cosa del genere, penso che tante squadre potranno andargli dietro». Il calcio è rimasto a un secolo fa mentre tutti gli altri sport, nessuno escluso, si avvalgono di sistemi più o meno sofisticati per fare giustizia e aiutare (sì, proprio così, aiutare) arbitri e assistenti alle prese con interrogativi superiori alle loro possibilità di risposta. La Fifa deciderà solo a fine Europeo di aprire le porte del suo conservatorismo ottuso alla moviola sui gol fantasma, e beninteso solo a quelli, con un meccanismo che si avvale di un pallone dotato di chip e di sensori capaci di captarlo. E già qualcosa. Ma ci toccherà aspettare i Mondiali in Brasile per vederlo allopera dopo qualche sperimentazione ufficiale. Nel frattempo la situazione resterà uguale a se stessa.
Galliani se lè presa di brutto, ha scritto una lettera pepata alla Federcalcio per invitarla a prendere posizione, ma dovrebbe anche prendersela con se stesso per non essersi fatto promotore a tempo debito (e lui poteva, anzi può) di una rivoluzione che non è solo tecnologica, ma anche culturale. E tuttavia non basta pensarlo, bisogna fare qualcosa. Altrimenti ci troveremmo a parlare di gol fantasma allinfinito. Se i grandi club vogliono davvero cancellare i sospetti, debbono muoversi in altre direzioni. Ad esempio convincendo la Fifa a togliere il lucchetto alla moviola in campo e, almeno sui gol fantasma, permettere alle federazioni di comportarsi come meglio credono. E chissenefrega se quel che viene ritenuto necessario in Inghilterra, Spagna, Italia e Germania, non interessa nulla in Finlandia, Islanda, Tanzania o Pakistan. Il calcio non è uguale in tutto il mondo, di analogo ci sono i giocatori, le regole, il campo, le porte. Il business è profondamente diverso. Nei grandi campionati europei fa da volano a interessi enormi con fatturati di centinaia di milioni, cartellini e ingaggi milionari.
E allora la Fifa consenta alle federazioni di usare nel loro interno la tecnologia preferita o i giudici di porta o luna e gli altri, in piena autonomia. Anche questa è democrazia. È lunico modo per uscire da un impasse che, soprattutto nei paesi latini, suscita polemiche, alza lasticella dei sospetti a livelli ormai insostenibili, rende irrespirabile laria. La Figc, tanto per fare lesempio a noi più vicino, potrebbe utilizzare il sistema sviluppato con il Cnr, che ha già dato risultati confortanti nei tanti test sostenuti da tre anni a questa parte. Nel giro di un secondo larbitro saprebbe come comportarsi grazie a una valutazione completamente automatica, cioè priva di condizionamenti umani. Sarebbe la fine dei gol fantasma con un costo tutto sommato accettabile: allincirca 70mila euro a stadio, una tantum.
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