Centravanti vita dura. Ma questo lo sapevano già. Higuain non dimenticherà il primo derby, passato nell'attesa come fosse nel deserto dei Tartari. Invece Icardi Sentenza al minuto 92. E sono follie e apoteosi interiste. Un gol da fuoriclasse del gol che fa risultato e magari ti racconta qualcosa sul futuro. Testolona d'oro per i pianti rossoneri e le gioie nerazzurre. Che ci volete fare, questo è il derby. Una partita che porta buoni frutti al Maurito che il segno l'avrebbe lasciato anche prima se. Se poi ci si mette la Var, e magari il vizietto del fuorigioco, aggiungete i pali che suonano sentenze, finisce che lo stato di esaltazione ti manda allo stadio di depressione.
Stadio appunto come San Siro, derby di Milano: non bastano le fantastiche coreografie a dirti che questo è match da mozzare il fiato. Si, magari le difese ci provano: ma quelle più che altro ti fan venire il fiato grosso o il mal di cuore. Cosa avranno raccontato Leonardo e Maldini al Pipita sui palloni che fanno girare la testa e magari le scatole agli avversari? Si, vero l'Inter nei derby di casa ha realizzato più reti rispetto al Milan, ma sono quisquiglie. E Higuain avrà pensato che c'è sempre modo di andare in controtendenza. Nelle ultime partite di campionato non gli sono mancati rifornimenti per il gol. Ma c'è derby e derby: inutile rinvangare che le triplette in una volta sola sono tutte di matrice nerazzurra (Amadei, Nyers, Milito, Icardi). Oramai sembran troppa grazia per un centravanti.
Ieri sera il Milan pareva una compagnia di ragazzacci, tutti dimentichi di regalar servizio al centravanti a garanzia illimitata. Vedete in sintesi il match del Pipita: prima palla da tocco di classe (malamente naufragato) al minuto 46. Secondo pallone, bellamente inutile, al minuto 11 della ripresa. Terzo tocco del Gonzalo giusto per deviare un tiro di Vecino verso Donnarumma. Dite un po' se questa può esser la vita di uno dei centravanti più acclamati d'Italia e d'Europa.
Povero Higuain non c'era bisogno di immaginazione per vederlo schiumar nervosismo, eppoi sfiducia e magari depressione. Mentre dall'altra parte il suo socio argentino ha trovato compagni lodevoli e intenzioni benefattrici, se non fosse che la serata voleva tendere al dispetto piuttosto che al rispetto dei blasoni conquistati a suon di gol. E se è vero che Icardi si è presentato al derby con una serie di 18 tiri, scoccati in area di rigore in questo campionato, ecco il caso da far arricciare il naso ai nerazzurri e metterli sull'avviso: al primo tiro, minuto 11, la palla di Maurito va in gol sul primo gioco di sponda con Vecino. Peccato che ci sia la Var e Vecino sia stato pescato sul fuorigioco nel toccar palla. Ci rimane male Icardi, e con lui il mondo nerazzurro armato di speranza dal suo Provvidenza. Speranza ben riposta? Tutto sommato Icardi merita l'attesa. Partita ad alto rendimento nei pressi dell'area: ci prova come il gattone che allunga sempre la zampa. Ma le stelle della buona ventura sembrano scappate via con il vento che ha imperversato su San Siro: si allunga sul cross di Vrsaljko, ma non ci arriva. Poi riprova, ma trova un muro nei piedi di Romagnoli. Una sorta di partita a scacchi con la difesa del Diavolo.
Poi quel guizzo diavolesco davvero.E il protagonismo fino allora annacquato dei signori del gol, diventa l'attimo di estasi che rispedisce allo stadio dell'esaltazione o della delusione. Dipende solo dal colore della maglia: numero nove naturalmente.
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