Pesaro A mani nude sui ricci Scavolini, un tormento che finisce bene per l'Emporio Armani (67-73) proiettata da sabato nel cerchio infernale della Siena pentacampione. Per arrivarci una angosciosa ricerca della squadra che ha tutto, ma che spesso si sgambetta da sola. Milano ha chiuso il conto quando Pesaro è rimasta senza bombole d'ossigeno sul fondale di una partita decisa a rimbalzo, vinta da chi aveva tanto da spendere nel viaggio dentro un'avventura che ci ha riportato indietro nel tempo, che ci ha rimesso nel regno dove il basket è amore come dice Valter Scavolini. Chiude il conto il piccolo lord Melli, la partita se lè presa Fotsis e l'ha blindata Rocca, ma è Pesaro che se ne va in trionfo, mentre Milano si gode la sua ricchezza che, per ora, non vuol dire felicità anche se la finale mancava dal 2009.
Per battere le squadre adottate da città in amore come questa Pesaro, che ha ritrovato 9613 persone sulle tribune dell'Adriatic Arena, serviva una Emporio Armani con vero spirito Olimpia. Per arrivarci Sergio Scariolo ha camminato sul fuoco, predicava calma, ma trasmetteva tensione. Daniel Hackett era il diavolo e soltanto la superiorità a rimbalzo permetteva a Milano di restare nella scia, di avvelenare i pozzi dove Dal Monte mandava ad abbeverarsi i suoi. Due tempi di sofferenza aspettando di veder saltare per aria una squadra come questa Scavolini che non ha mai visto accendersi White e Hickman. Anche per Milano i fari della notte erano poco visibili: un arpione di Hairston, il tiro da 3 di Fotsis, ma soprattutto il 17-9 a rimbalzo che asfissiava Pesaro con valutazioni migliori (43-34) ma sotto nel punteggio agli intervalli: 20-21, 38-41.
La resa di Pesaro arriva quando Daniel Hackett comincia a vedere doppio, un terzo quarto di pura sofferenza, dell'ultimo assalto con le sole baionette, quello dell'effimero vantaggio e poi della crisi che lascia a Fotsis il ruolo del mattatore anche se preso di mira dall'arbitro Facchini che ieri dirigeva la sua 700ª partita in serie A, un giudice di qualità con qualche mania di grandezza.
Rocca e Melli sono gli uomini dove costruire la chiesa per andare alla finale mentre Hickman si spegne del tutto e White vola basso e quella non è la sua natura di uomo volante. Anche Jones che aveva acceso il fuoco del terzo quarto salta in aria e al terzo riposo il 54-61 sembra già verdetto.
Il vecchio faraone Jones prova a ribellarsi, Pesaro torna a meno 4 e l'astronave sembra alzarsi fino al colle Ardizio, Milano ne soffre e questo le fa venire il mal di testa. Un dolore forte anche se poi Milano ha davvero il doppio dei mezzi fisici, più che tecnici, per uscire dal gorgo e portarsi a casa questa finale contro una vera pari peso come Siena e allora da sabato avremo la verità su questo campionato.
A Pesaro fanno comunque festa: «Una lezione per tanti sport. Record di pubblico, tutti in piedi ad applaudire una sconfitta, una splendida partita, la Scavolini a ricevere il tributo per una grande stagione», quasi si commuove il presidente.
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