Memoria Sheva «L'ultimo rigore...»

«È la partita, travolge e logora. Tutti la sognano, pochi riescono a viverla Sabato ci sarò, non voglio perderla. San Siro è lo stadio ideale per il calcio»

Memoria Sheva «L'ultimo rigore...»

Andrij Shevchenko, 40 anni a settembre, da sempre fa rima con la finale di Champions League, con San Siro e con il derby crudele di coppa Campioni. Adesso che lavora da vice ct con l'Ucraina e prepara l'europeo risponde al volo da Kiev con la voce squillante dei suoi giorni felici e l'italiano alimentato dalle continue frequentazioni e dalle amicizia di una vita. «Sto vivendo una gran bella esperienza con la mia nazionale che ha preziose qualità da spendere. Qui porto il mio contributo derivante dagli anni vissuti nella scuola calcistica europea, proverò ad aiutare tutti e a raggiungere l'obiettivo dichiarato che è quello di superare il primo turno»: è la sua rincorsa verso il futuro da allenatore. Ha avuto la fortuna d'intrecciare la propria carriera con quella di tecnici super. «Impossibile sceglierne uno come punto di riferimento: da tutti, Lobanowski, Zaccheroni, Cesarone Maldini, Carlo Ancelotti, lo stesso Mourinho ha ricevuto insegnamenti e preziosi consigli».

Che europeo vedremo?

«Sarà spettacolare e incerto fino alla fine. In particolare non sarà facile per nessuno, nemmeno per quelle squadre di prima fascia tipo Francia, Germania, Spagna, Italia e Portogallo. Garantita la sorpresa: mi auguro sia l'Ucraina».

A Milano sabato 28 maggio c'è la finale di Champions: esiste una definizione per una sfida del genere?

«Procura un'emozione incredibile. La sognano tutti una partita così ma pochi riescono a viverla. E solo chi non ha mai provato quella tensione che ti logora per giorni e ti travolge non può capire. Per l'appeal esercitata presso il grande pubblico poi vale quasi come un mondiale».

Atletico contro Real, il derby di Madrid trasferito a Milano: come si prepara una sfida del genere?

«Non esiste una formula magica, servono concentrazione nei giorni precedenti e spensieratezza nelle ultime ore. Si affrontano due stili diversi, per Simeone è la rivincita dopo Lisbona, per Zidane il battesimo del fuoco. Io me la immagino bellissima in uno stadio ideale per giocare al calcio. Ci sarò, non me la voglio perdere».

A Manchester 2003 ci fu un'altra finale memorabile tra due squadre dello stesso paese

«Sfida epica, non bella esteticamente ma una battaglia tra due autentiche armate, le più forti e complete in quel momento in Europa. Finì ai rigori che sono un colpo al cuore per i tifosi e un dramma per chi perde. Il mio è un ricordo fantastico perché fu il primo successo europeo e perché fu una rincorsa lunga e complicata, iniziata col turno preliminare».

A deciderla l'ultimo rigore

«Mentre mi avviavo da centrocampo pensavo solo a come avrei tirato quel rigore prima di incrociare gli occhi di Buffon senza più cambiare idea. E nel frastuono dello stadio non riuscivo a sentire il fischio dell'arbitro: perciò per 10 secondi guardavo prima l'arbitro e poi Buffon, ancora l'arbitro e poi Buffon».

Buffon continua a parare alla grandissima

«Gigi è una leggenda, meglio non aggiungere altro».

Anche l'Inter in semifinale non fu una passeggiata di salute

«Mai più vissuta una vigilia così nervosa e folle: tifosi eccitati, la città in ebollizione, i giornali che mettevano in discussione i due allenatori. Non fu un granchè dal punto di vista spettacolare, perdemmo alcuni anni di vita con la paratona di Abbiati su Kallon a pochi secondi dalla fine».

A proposito di Abbiati: ha appena dato l'addio al calcio

«Grande professionista e persona per bene: gli auguro ogni fortuna».

Caro Sheva, ha visto che triste fine ha fatto il suo Milan?

«Sì e la vicenda mi procura molta tristezza. Mi dispiace per i tanti tifosi, per il buon nome del Milan e in particolare per il suo presidente. Ma sono sicuro che alla fine proprio Silvio Berlusconi troverà la via d'uscita».

Se lo immagina un Milan senza il suo presidente?

«Sarà lui a decidere se e quando passare la mano. Sarà una scelta tormentata perché grande è l'amore del presidente verso il Milan che ha fatto diventare una delle squadre più popolari al mondo.

Se dovesse decidere di vendere, troverà una persona degna della gloria e della storia del Milan, costruita con i grandi campioni. Ma attenti: nessuna delusione di questi ultimi tempi potrà cancellare quello che Berlusconi ha realizzato in 30 anni».

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