Che bello il Milan di giorno. Recupera quasi tutto il tesoro perso nel mese di novembre e porta a casa i 3 punti reclamati, altri due gol, il gioco brillante, incassa anche il ritorno, applaudito, di un paio di protagonisti rimasti nel cono d'ombra (Montolivo e Pazzini) e la solita scia di polemiche (la stroncatura di Valeri firmata dal patron dell'Udinese Pozzo e la questione antica del "quasi gol"). È un Milan finalmente padrone del campo e del gioco per tutto il pomeriggio buio, che per una frazione imbottiglia l'Udinese nella sua area di rigore sfiorando una, due, tre, quattro volte il vantaggio, meritatissimo. Ritorna a brillare la stella cadente di Jeremy Menez: nemmeno lo stato febbrile (ieri mattina il panico di Pippo per un banale 37,7) riesce a frenarlo. Anzi sembra essere la spinta per trasformarlo nella musa calcistica del nuovo Milan di Pippo Inzaghi, capace di imboccare la via maestra del sistema di gioco più efficace, il 4-3-3, esaltato appunto dall'estro del francese. Che firma il primo vantaggio su rigore e il secondo con uno slalom degno del miglior Tomba tra i paletti friulani.
Conta il successo, arpionato dopo una rincorsa lunga quaranta giorni (precedente fermo al 19 ottobre in quel di Verona) ma conta soprattutto la qualità del gioco mostrata dal Milan che segnala anche alcune perfomance di rilievo, a cominciare da quella di El Shaarawy per finire al contributo geometrico del centrocampo avvitato su un trio inedito, ma di sicuro avvenire. Un altro giovanotto, Van Ginkel, finalmente liberato dai lacci di infortunio e prudenze, risulta lanciato a San Siro che approva anche la scelta di Bonera, un altro di quelli molto discussi nelle precedenti occasioni. Il Milan gioca e martella l'Udinese, sia in un tempo che nell'altro: nessun dubbio sul merito di questo successo che riaccende speranze sopite a causa delle recenti deludenti cadenze. Non possono mancare un paio di altre segnalazioni che completano il pomeriggio sorridente dei berlusconiani: il ritorno di Montolivo in attività a distanza giusta di 6 mesi (infortunio in Svizzera con la maglia azzurra il 31 maggio contro l'Irlanda), e poi l'utilizzo nel finale di Pazzini che in pochi minuti riesce a fare molto di più di quel che ha combinato fin qui Torres, rimasto in panchina a meditare sul suo destino. Inutile discutere: con Menez il Milan si muove meglio e più facilmente trova sbocchi al gol sfiorato da Honda, El Shaarawy e lo stesso Menez nel primo tempo.
Non mancano veleni e polemiche. Gli uni e le altre chiamano in causa l'arbitro romano Valeri (partita numero 100 per lui) accusato brutalmente dal patron dell'Udinese Pozzo di «essere molto scarso» e perciò «bisogna mandarlo via». I lamenti dei friulani si riferiscono al rigore che sblocca il risultato: trattenuta di Domizzi su Honda in area segnalata dall'addizionale Pairetto, sorvolando sul braccio col quale il giapponese stoppa il pallone. Ma anche il Milan, con il suo ad Adriano Galliani, non si tira indietro («compriamo il macchinario e non se ne parli più») quando c'è da reclamare l'introduzione della tecnologia per identificare il gol-fantasma, anche con un pizzico di ironia («si vede che il colore bianconero condiziona un po'...»). Ce n'è uno evidente al 17' del primo tempo (angolo di Bonaventura, girata di testa di Rami, frenata oltre la linea dal portiere ospite) che l'arbitro ignora, non lo aiuta nemmeno l'addizionale Massa. Le tv prima confermano l'impressione ricavata in tribuna (è gol), poi rilanciano qualche dubbio (pallone non entrato del tutto) che può offrire ossigeno al dibattito. Pur ridotto in 10 contro 10 (secondo giallo a Essien), il Milan riesce ad apparecchiare un contropiede modello con Menez che entra in area e sistema palla in buca come un vero giocatore di biliardo.
L'Udinese è una delusione assoluta: per un tempo si rifugia nel bunker, poi quando deve risalire la china non trova la forza per mettere pressione alla difesa milanista. Il cambio di Di Natale è la conferma che anche Totò ha le pile scariche.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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