Roma - C'era una volta il fortino Olimpico della Roma che in due settimane è stato violato tre volte in altrettante competizioni. Ma se la prima con il Villarreal era stata indolore, le successive con Lazio e ieri con il Napoli lanciano un serio campanello d'allarme in casa Roma. Finale di Coppa Italia a rischio con due gol da rimontare, secondo posto in campionato tornato pericolosamente in bilico con i partenopei ora a -2, anche se resta il vantaggio negli scontri diretti. Inutile parlare più di corsa scudetto come sottolinea Spalletti: «Prima era difficilissimo, ora è quasi impossibile specie se la Juve vincerà ancora, quando perdi questi scontri diretti si ribaltano le situazioni di morale ed entusiasmo».
I giallorossi si leccano le ferite e cercano di rimettere insieme i cocci in vista della gara di Europa League con il Lione, il Napoli rialza la testa sotto gli occhi del polemico presidente De Laurentiis (scappato a fine gara senza salutare la squadra e il tecnico Sarri) a poche ore dalla supersfida con il Real Madrid. Finalmente tosto e vincente - seppure con un finale al cardiopalma (ma gli azzurri sono così, spesso vanno nel panico e questo non è un bel biglietto da visita per martedì) - il gruppo azzurro che all'Olimpico non vinceva dal 2011. La doppietta decisiva fu allora di Cavani, ieri è stata di Dries Mertens: per il belga ritorno al gol dopo un mese e la notte magica di Bologna e 18 reti in campionato, di cui 11 in trasferta (nessuno come lui) dove il Napoli viaggia meglio di tutte le altre rivali. Un pomeriggio da sogno per il sempre meno falso nove, tranne per i crampi finali che non dovrebbero impedirgli di essere disponibile per la gara di Champions, condito anche da un'esultanza bizzarra, già mostrata dal nigeriano Finidi ai Mondiali di Usa 1994: si è messo a quattro zampe e ha imitato il gesto di un cane che fa pipì, lui che i cani li ama e li aiuta con tante donazioni effettuate in questi anni.
Ancora una volta, come era accaduto nel derby di mercoledì scorso, la Roma viene a lungo dominata tatticamente dagli avversari. Per oltre un'ora tra errori in fase di impostazione, lentezza nel giropalla e iniziative prevedibili, non ha avuto la possibilità di contrastare il Napoli, compatto a centrocampo e bravo a offrire una manovra più fluida. «Noi correvamo non riuscendo mai ad alzare i ritmi, loro giravano palla con facilità, quando abbiamo trovato più coraggio si è vista un'altra partita», l'analisi di Spalletti. E in effetti la gara poteva avere un esito ben diverso in un finale da fuochi d'artificio se Reina non avesse blindato la porta con tre interventi prodigiosi e Salah non avesse colpito un palo dopo il gol della speranza di Strootman.
Rimescolano le carte Spalletti e Sarri alla terza partita settimanale, ma il ritorno all'antico con il 4-2-3-1 finisce per penalizzare il gioco romanista mentre il terzetto dei piccoletti del Napoli, ben supportato da Rog e Jorginho a centrocampo, va a nozze. Mertens colpisce due volte con altrettante ripartenze partenopee, Dzeko dall'altra parte è praticamente «sequestrato» dai centrali difensivi del Napoli, mentre Fazio in difesa regala giocate ai limiti dell'autolesionismo. De Rossi, molto nervoso, rischia il secondo giallo per uno sgambetto volontario in area a Reina dopo una mischia in cui i due si erano scontrati, con Sarri che protesta vivacemente e finisce negli spogliatoi molto prima del fischio finale.
«Siamo morti fisicamente ma zero alibi, ora difendiamo il secondo posto», dice Perotti, il cui tiro a pochi secondi dal gong avrebbe potuto cambiare la storia del match. Ma la festa è del Napoli così come, a distanza, della Juve sempre più padrona del campionato. La Roma finisce tra gli applausi anche se le batterie mentali sembrano essere al lumicino.
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