È la rottamazione mondiale. La giovane Francia che manda a casa la vecchia Argentina con quattro gol è un simbolico passaggio di consegne tra il vecchio Lionel Messi e il bambino Kylian Mbappè. La diversità del numero dieci: portato con la spensieratezza del diciannovenne all'esordio dal talento del Psg, indossato con tutto il peso dell'ultima occasione dal capitano argentino.
L'uomo per il quale lo sceicco Al Khelaifi deve pagare centottanta milioni al Monaco, in questa estate spacca letteralmente l'Argentina. 1) Procura il rigore del vantaggio con una progressione clamorosa di settanta metri (correndo a 38 chilometri orari, più di Bolt quando nel 2009 stabilì il record del mondo) obbligando al fallo Rojo, l'uomo che pensava di aver cambiato la storia della Seleccion con il gol alla Nigeria; 2) segna la rete del sorpasso facendosi largo in area; 3) firma la doppietta con un diagonale che chiude un'azione magistrale della Francia in cinque passaggi. In ordine sparso anche una punizione procurata che Griezmann spedisce sulla traversa in avvio. Messi sta a guardare per oltre mezz'ora, l'ultima del ct Sampaoli (quindicesima Argentina diversa in quindici panchine) è metterlo falso nueve. Lo riattiva il gioiello di Di Maria prima dell'intervallo e lui mette lo zampino nell'illusorio sorpasso dell'albiceleste: il suo tiro è innocuo ma la deviazione di Mercado è decisiva. Poi Messi abbassa la testa di fronte al clamoroso esterno destro di Pavard che si infila nel sette e soprattutto di fronte a Mbappè. L'ultimo sussulto della Pulce nel finale, non è un caso perché a quel punto non è più un uomo solo ma a fargli compagnia davanti c'è Aguero: prima una serpentina conclusa con un tiro fiacco come il suo Mondiale, poi la pennellata per il Kun del City che rende solo meno pesante il passivo.
Non la differenza tra i due numeri dieci. Messi cammina spesso, il francese corre imprendibile. La partita è ruotata attorno al duello impossibile tra due campioni in una fase opposta della carriera. Messi era all'ultima occasione, in Qatar avrà 35 anni. Saluta il mondiale russo continuando a non segnare nella fase a eliminazione diretta del torneo. Soprattutto con il peso insopportabile di non essere mai riuscito a vincere nulla in nazionale, a parte un oro olimpico. Maradona in tribuna ha esultato ai gol, ma alla fine non ha potuto fare altro che arrendersi alla pochezza dell'Argentina con l'ammutinato ct Sampaoli che lascia in panchina Dybala e Higuain. In quattro giorni, da Germania-Corea del Sud a ieri, cancellata la finale di quattro anni fa appena si inizia a fare sul serio.
Il Mondiale si toglie le rughe della faccia tirata e smunta di Messi e indossa lo sguardo bambino e tondo di Mbappè, che diventa il secondo più giovane con 19 anni e 192 giorni a segnare una doppietta nella fase finale di un Mondiale. Meglio di lui solo Pelé, che nel 1958, a 17 anni, segnò tre gol in semifinale proprio contro la Francia. Blues e verdeoro potrebbero ritrovarsi in semifinale. Sulla carta una finale anticipata. Perché questa baby Francia, la seconda nazionale più giovane in Russia dopo la Nigeria (già eliminata), può arrivare in fondo.
A patto di non concedersi più cali di concentrazione come sui tre gol argentini. Errori di gioventù che potrebbero pesare nella strada che porta a Mosca. Ma dopo che la corsa di Mbappè ha travolta l'Argentina di Messi, tutto è possibile.
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