Il metodo Friedkin: DDR via come Mou. E c'entra anche Totti

Idee diverse dal club sul mercato, un inizio negativo e i colloqui con l'ex 10. Ecco Juric

Il metodo Friedkin: DDR via come Mou. E c'entra anche Totti
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Quando Dan Friedkin sbarca a Trigoria, come nei migliori film gialli, c'è sempre il colpo di scena. E 246 giorni dopo l'esonero choc di Mourinho, arriva quello di Daniele De Rossi. Un'altra bandiera giallorossa ammainata dagli americani proprietari della Roma, dopo che a giugno gli avevano consegnato le chiavi della squadra con un contratto triennale, nonostante avesse mancato il traguardo Champions. Al suo posto l'ex Torino Ivan Juric: contratto di un anno a 2 milioni di euro con opzione per il successivo a patto della conquista di un posto tra le 36 Top d'Europa.

Mentre in tanti nella Capitale vanno al lavoro e stanno sorseggiando il primo caffè della mattina, piomba come un fulmine a ciel sereno il comunicato della Roma. Duro nei confronti di DDR, al di là dei ringraziamenti di rito, e con una sfumatura non da poco rispetto a quello che sancì il divorzio da Mou. All'epoca del portoghese si scriveva che era «necessario un cambiamento immediato nell'interesse del club», per De Rossi si è trattata di una «decisione adottata nell'interesse della squadra». Segno che anche i giocatori non erano più sulla lunghezza d'onda dell'allenatore. I battibecchi con Cristante e prima con Mancini lo dimostrano.

Col senno di poi, la presenza di Juric lunedì in tribuna a Parma per vedere l'Udinese, prossimo avversario dei giallorossi, poteva già essere un indizio importante. Di sicuro c'erano stati dei contatti probabilmente dopo il fischio finale della gara di Genova. Anche se in ordine di preferenza prima del croato c'erano Stefano Pioli, che aveva già detto sì ai 12 milioni arabi dell'Al Nassr, e l'ex tecnico del Borussia Dortmund Terzic, che secondo voci ben confermate ieri ha incontrato Ibrahimovic il quale pensa evidentemente al dopo Fonseca. Le suggestioni Allegri, Sarri e Klopp sono rimaste tali: mai contattati. La scelta di Juric è spiegabile anche dal punto di vista tattico, giocando da tempo con un modulo a tre in difesa che ben si sposa con il parco giocatori giallorossi.

Ma come si è arrivato al clamoroso esonero di De Rossi in pieno stile americano? Una delle concause è stato il duro confronto di martedì a Trigoria tra i dirigenti e il tecnico, nel quale sarebbe risuonata forte la parola Totti, in riferimento alle parole dell'ex 10 giallorosso che ha raccontato di parlare tutti i giorni con De Rossi e di non aver capito il mercato del club. Parole non piaciute a Friedkin e di cui è stato chiesto conto proprio a Daniele. Già ai ferri corti con la Ceo Lina Souloukou in un rapporto teso sin dall'inizio. E poi le questioni di mercato: discussioni sul terzino sinistro e su Dybala, ritenuto sicuro partente da tutti e invece rimasto a Trigoria. Fino al deludente avvio di stagione senza vittorie, il motivo principale.

Se pubblicamente DDR ha sempre difeso la società, tra le mura del centro sportivo ha pagato il carattere scontroso e pian piano si è anche stranito delle scelte effettuate sul mercato. E ieri mentre De Rossi preparava il campo per l'allenamento, la società preparava il suo esonero. Che i calciatori hanno appreso dai social e dalla chat di squadra mentre arrivavano in auto a Trigoria. De Rossi, da giocatore, era già stato «allontanato» dal club nel 2018 da parte di James Pallotta.

Ora tocca a Juric, non il nome altisonante atteso dalla piazza pure spaccata nelle ultime ore visti i

risultati negativi e già rabbonita a gennaio dalla scelta di De Rossi dopo il divorzio con Mou. Scelta sconfessata con un tecnico che otto mesi fa faceva «spiare» gli allenamenti di Trigoria dal suo collaboratore al Torino...

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