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Mihajlovic si commuove: "Il mio rimpianto? Non aver potuto dire addio a mio padre"

Mihajlovic ha ricevuto il premio "Leggenda" dalla Gazzetta dello Sport e ha ricordato la scomparsa nel padre nel maggio del 2010: "Non l'ho potuto abbracciare per l'ultima volta"

Mihajlovic si commuove: "Il mio rimpianto? Non aver potuto dire addio a mio padre"

Sinisa Mihajlovic è un combattente vero e nella serata di ieri ha ricevuto il premio "Leggenda" ai Gazzetta Sports Awards, il Gran Galà del quotidiano milanese che ha premiato i migliori sportivi dell'anno. Sul palco viene chiamato il tecnico serbo del Bologna che sta combattendo la sua battaglia più dura contro la leucemia: "Guardate che così mi fate commuovere. Grazie mille, questo è un premio prestigioso. Mi fa onore e piacere. Un po' di rischio c'è, ma ne vale la pena".

L'ex allenatore di Milan, Torino e Fiorentina ha poi affrontato il tema leucemia con tanta speranza: "Si vede il sole, siamo alla fine del tunnel. L'affetto ricevuto mi ha aiutato. Io non volevo fare l'eroe, affronto i problemi così. Non mi piace scappare. Ho continuato a fare il mio lavoro perché mi faceva sentire vivo. Non vedevo l'ora di vedere l'allenamento dei miei in diretta in tv dall'ospedale. Sono cose che mi tenevano in vita".

Mihajlovic ha poi incensato la sua famiglia, la moglie Arianna e i figli: "Le cose che mi tengono in vista sono soprattutto la mia famiglia, mia moglie Arianna, i miei figli. Le tifoserie, il mondo del calcio, ho sentito tutti vicino. Ringrazio tutti perché mi sono sentito in una grande famiglia. Mi sono sentito perciò in obbligo di far capire alle persone che non bisogna aver paura, ma aver voglia di combattere. Poi non è detto che tutti debbano affrontarla come lo faccio io, ma bisogna darsi piccoli obiettivi. Arianna è stata tutti i giorni con me. Ha dormito su una sedia".

Sinisa la butta poi sul ridere vedendo un video messaggio di sua madre Viktorija, che ha lo stesso nome di una delle figlie del tecnico serbo: "Lei ora viene, che mi deve far ingrassare un po'". La voce del 50enne di Vukovar si fa poi triste ricordando il padre: "Se ho rimpianti? Mio padre aveva il cancro e io non l'ho potuto abbracciare per l'ultima volta. Io allenavo il Catania e non l'ho visto per 5-6 mesi e poi una volta finito il campionato ho portato i miei figli a vedere la finale di Champions League Bayern Monaco-Inter".

Il racconto di Mihajlovic entra poi nello specifico e si commuove ricordando quella beffa terribile: "Quel giorno ho chiamato mia mamma e mi aveva confermato che mio padre stava bene e così ho deciso di portare i miei figli a Madrid. Il giorno dopo quando dovevo ripartire per Belgrado mi chiama mio fratello dicendomi che era morto mio padre. Non l'ho potuto abbracciare per l'ultima volta e adesso quando bevo la grappa ne prendo una per me e una per lui".

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