Per il Milan «ancora alla canna del gas» (dixit Rino Gattuso) è una mezza boccata d'ossigeno. Che risulta fondamentale per trascorrere il Capodanno senza depressione e preparare il 2018 per la completa rinascita. Il pareggio di Firenze ha innanzitutto un valore statistico: per la prima volta i rossoneri, finiti sotto, sono riusciti a rialzare la testa e risalire la china, tra l'altro nell'occasione al culmine del primo assalto utile con Calhanoglu autore dell'1 a 1. Evidente la stanchezza tradita dal Milan, specie nel primo tempo. E qui è spuntata l'altra differenza col Milan del passato, quello montelliano per intenderci: è riuscito a gestire il primo tempo lasciando alla Fiorentina lo stucchevole e inutile torello. La sintesi finale dello stesso Gattuso è un'ottima chiave di lettura: «Non siamo bellissimi ma cominciamo a giocare da squadra». Proprio così. Grazie naturalmente a due-tre esponenti della generazione berlusconiana, e cioè Donnarumma, Suso e Montolivo.
In poche ore, diciamo 3 giorni scarsi, tutta la famiglia Donnarumma ha riguadagnato il credito smarrito per via dei litigi con Raiola e il nodo della famosa clausola in soluzione nelle prossime settimane. Gigio, alla presenza numero 100, che per un ragazzo che non ancora 19 anni (compleanno il 25 febbraio) è un record, ha firmato un paio di prodigiosi interventi per frenare Simeone jr. e Badelj, stregato solo dal colpo di testa del Cholito, responsabilità diretta di Bonucci. Rimossi i guanti ha cancellato, con una frase semplice semplice, tutti i sospetti su un suo precoce addio. «Ho un contratto di 4 anni e qui sto molto bene» la sua garanzia. Più chiaro di così: impossibile tornare indietro tra qualche giorno. Suso, «uno dei pochi fuoriclasse del Milan» (dixit Silvio Berlusconi), è l'unico che può armare l'attacco rossonero. E la sua assenza con l'Atalanta ne è già stata un'indiretta conferma solenne. È vero che a volte ha trascurato d'inseguire Biraghi, l'autore tra l'altro del cross per il gol di Simeone, uno dei più efficaci in casa Della Valle, ma poi palla al piede ha dato ha messo in crisi il sistema difensivo allestito da Pioli. Nella ripresa, lo spagnolo prima ha svegliato Sportiello dal pisolino e poi lo ha castigato con un sinistro pungente che, smanacciato dal portiere, ha consentito a Calhanoglu di festeggiare il secondo sigillo in campionato e di sentirsi per una volta non più il calimero di Milanello. Infine Montolivo, un bel pilastro sistemato dinanzi alla traballante difesa centrale: avranno finalmente capito i suoi contestatori che si tratta della guida più sicura per il centrocampo?
È una mezza boccata d'ossigeno, dunque. Perché illudersi d'aver ormai risolto tutti i problemi del Milan sarebbe l'ennesimo tragico errore. L'unico a non commetterlo è Rino Gattuso il quale ieri, prima di tornare in famiglia, ha svelato la sua preoccupazione: «Sono i due giorni di riposo assegnati al gruppo, ci vuole poco per fare dei danni».
L'unico giudizio discutibile è quello rilasciato sul conto di Bonucci: «Leo è fondamentale per lo spogliatoio». Sarà. Ma nel frattempo se riuscisse a difendere meglio, sarebbe utile per il Milan e lo stesso Gattuso. Ha ragione Fabio Capello: Bonucci è abile nel suggerire gioco ma quando c'è da chiudere il portone di casa dimentica le chiavi.
Alla fine la Fiorentina ha un solo rimpianto da confessare: sullo 0 a 0 il giallo a Romagnoli su Simeone sfuggito a Bonucci ai limiti dell'area. Per Pioli era da rosso. Discutibile. Non c'erano tutte le condizioni per classificare l'azione quale chiara occasione da gol.
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