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Il Milan in cortocircuito sia in campo che fuori: serve subito il vigile Ibra

Le critiche di Calabria a squadra e Pioli, il chiarimento, il rendimento di Leao. E l'attesa di Zlatan manager

Ansa
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Il Milan in cortocircuito sia in campo che fuori: serve subito il vigile Ibra

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Lo strappo in diretta tv dopo lo 0 a 3 di Parigi è stato ricucito nella notte, prima di andare a letto e smaltire fatiche e delusioni terribili. Lo strappo, provocato dal riporto incompleto di una frase di Calabria («Tutti i giorni ci facciamo un culo così a Milanello, noi crediamo alla possibilità di qualificarsi, chi non ci crede stia a casa!») a Stefano Pioli, ha determinato il cortocircuito interno. Così al danno della pesante sconfitta e di una classifica Uefa deprimente, si è aggiunta la beffa di una spaccatura interna. In albergo è avvenuto il chiarimento. La frase di Calabria andava applaudita, il risentimento di Pioli effetto anche di un nervo scoperto che viene fuori puntualmente in occasioni di una «derrota infernal» (accadde anche dopo il derby da 1 a 5). Ricucito lo strappo, sono rimaste le ammaccature e le accuse latenti, rivolte in numero industriale al tecnico e poi riservate in ordine sparso a Leao, ai difensori, e anche all'episodio di Jovic frenato da un acciacco (a proposito: controlli clinici hanno escluso lesioni) durante il riscaldamento (doveva far rifiatare Giroud).

Il tema del giorno è quello dell'attacco inceppato, naturalmente. Perché, in questo caso, le cifre sono impietose. E dinanzi ai numeri si può discutere. Tre sfide europee senza gol, addizionate alle più recenti difficoltà anche in campionato, sono l'iceberg di un problema che nasce non solo intorno a Leao e al francese, rimasti nell'occasione in pratica senza alternative (Chukwueze, Okafor e Jovic indisponibili, Romero fuori dalla lista Uefa). A proposito del portoghese, chiamato in causa per il confronto indiretto con Mbappè, ci sono ormai due correnti di pensiero: chi (Sacchi in testa) pensa che possa e debba dare di più, chi (Pioli capofila) gli risparmia recuperi difensivi per averlo più fresco nella fase d'attacco. La realtà è che Leao è all'inizio della carriera, mentre il francese è un dominatore di classifiche e premi e, come ha segnalato ieri in modo acuto Mauro Tassotti, «non ho mai visto Mbappè rientrare a metà campo per dare una mano ai suoi». Che tradotto vuol dire: non si può pretendere da Leao che faccia tutto da solo.

Ma adesso il pericolo più evidente è un altro. E cioè che il Milan, dopo aver rimediato questi due ko di fila tra Juve e Psg, possa perdere sicurezza e intraprendenza, andando incontro a un altro scontro diretto nelle peggiori condizioni psicologiche più che fisiche e tecniche. Perché se fin qui il dopo derby è stato attutito da una bella striscia di successi, il dopo Parigi deve trovare una risposta autorevole per non farsi trascinare dentro il gorgo di una crisi tecnica vera e propria. Ultima nota: in periodi del genere, la presenza di Ibra diventerebbe ancora più utile.

Sarebbe il caso di accelerare.

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