Aggrappati alla coppa. Perché non c'è più la Juventus, che nelle ultime quattro edizioni le aveva battute, due volte a testa, nell'ultimo atto all'Olimpico di Roma. Senza la Signora tiranna di mezzo, Milan e Lazio non vogliono sbagliare stasera a San Siro perché in palio c'è la finale di coppa Italia. E in questo momento è meglio tenersi la possibilità di tornare a riempire la bacheca. Perché l'altra di coppa, quella piena zeppa di milioni di euro della Champions League, è seriamente in pericolo. A cinque giornate dalla fine del campionato, sono in sei a giocarsi due dei quattro posti che qualificano all'Europa nobile della prossima stagione. Anche se sui conti delle società non c'è paragone tra tornare in coppa Campioni e vincere la coppetta nazionale. E se si dovessero «pesare» gli obiettivi sarebbero pochi i dubbi su cosa far cadere la scelta.
Soprattutto per il Milan di Elliott, a prescindere dalle possibili sanzioni dell'Uefa sul fair play finanziario, il rientro in Champions è un passaggio fondamentale per il rilancio definitivo del club e per ogni discorso futuro. Ma cinque punti nell'ultimo mese di campionato hanno rimesso tutto in discussione. Nulla di compromesso perché il quarto posto è ancora nelle mani rossonere, ma l'Atalanta, soprattutto, e la Roma sono pronte a mettere la freccia. Mentre la Lazio, scivolata pericolosamente in ottava posizione, sembra aver compromesso la sua corsa con sconfitte clamorose tra Spal e Chievo. Senza dimenticare quella con il Milan di due settimane fa. L'antipasto della sfida odierna deciso dal rigore nel finale di Kessie e avvelenato dalla coppia Kessie-Bakayoko che hanno esibito come trofeo di caccia la maglia di Acerbi appena scambiata. Le scuse dei due rossoneri e le parole concilianti del laziale dovrebbero bastare per una partita che per Gattuso «deve essere una vetrina del calcio italiano».
Milan e Lazio si ritrovano due mesi dopo (!) l'andata finita zero a zero, questo è il non senso di una semifinale giocata in sessanta giorni perché sacrificata a un calendario cervellotico. E l'immagine dello stato di salute precario delle due squadre è quella dei rispettivi bomber. Nelle ultime sei partite giocate rispettivamente, Piatek ha segnato due gol, Immobile appena uno. Gattuso ha avuto forte la tentazione di mettere dal primo minuto Lucas Paquetà, fermo da inizio aprile per una distorsione alla caviglia. Ma alla fine avrebbe deciso di fare la rivoluzione perché è alle prese con un Calhanoglu non al meglio, passando alla difesa a tre con al centro Caldara, che gli unici minuti ufficiali li ha giocati a settembre contro il Dudelange.
Dall'altra parte Inzaghi, dopo la figuraccia con il Chievo, ritrova il suo di Lucas, quel Leiva diventato imprescindibile. «Vogliamo la finale a tutti i costi», la carica dell'allenatore laziale. Gattuso replica: «Voglio vedere la bava alla bocca».
Saranno in sessantamila in un San Siro che continua a far discutere per la stabilità del terzo anello. Comunque i quattromila tifosi della Lazio saranno sistemati come sempre nel settore sopra la curva Nord, riservato agli ospiti nelle partite casalinghe del Milan.
Sarà un Meazza delle grandi occasioni: Milan e Lazio possono tornare a riempire la bacheca dopo essere state anche le uniche due squadre a macchiare la dittatura della Signora negli ultimi quattro anni, soffiandole una supercoppa a testa.
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