Al primo esame universitario, il Milan di Seedorf ha subito rimediato la più classica delle bocciature. E con la sconfitta di ieri sera a Roma, netta, pulita, come da manuale, ha anche rimesso in discussione la possibilità di acciuffare il sesto posto e col sesto posto l'ultimo vagone dell'Europa league. Appena l'asticella si è alzata, il Milan non è riuscito a scavalcarla. Se alla fine di questo torneo non è riuscito a far suo neanche un duello con le prime delle classe, l'esito è scontato. E anche la famosa e strombazzata striscia recente dei 5 successi di fila è stata ridimensionata. Da segnalare la serata-no, l'ennesima, di Mario Balotelli. Difficile trovargli giustificazioni di sorta. Anche l'atteggiamento finale, di spalle rispetto al campo, dopo la discussione con Seedorf all'atto della sostituzione, è di quelli che lasceranno una scia negativa nella sua stagione, mondiale compreso. É vero, è stato accolto da un ambiente ostile, ma lui non è mai entrato in partita, ha scelto posizioni di campo defilate senza mai firmare una sola giocata di rilievo. Non è stato il solo a deludere, intendiamoci. La Roma ha messo in fila nove successi consecutivi: questa è una striscia da applausi a scena aperta. Ha ragione Malagò: in qualunque altro torneo, con questi punti, avrebbe già vinto il titolo. E invece deve solo accontentarsi di inseguire la mostruosa Juve.
La Roma parte lenta, come un diesel di prima generazione, il Milan è disposto secondo canoni tattici orotodossi con due linee di quattro che proteggono bene Abbiati e impediscono il traffico giallorosso. Sembra un duello corpo a corpo, trasferito sul ring. Ma si tratta, come si capisce, di due perfomances incompiute perchè la Roma, imprecisa nell'ultimo passaggio, non trova sbocchi mentre il Milan pratica solo la fase difensiva e non tanto perchè Seedorf ha sistemato Kakà sulla sinistra a fare l'ala accentrando inutilmente Taarabt (tanti i palloni persi per la ricerca ossessiva del dribbling). Non hanno gambe i trequartisti del Milan, neanche Honda rientrato dall'infortunio, e Balotelli, preso di mira dal pubblico e da Castan, ha un solo pallone a disposizione nella prima frazione per zittire lo stadio. Sfrutta bene un retropassaggio di Dodò, ritarda il tiro e quando tenta la sterzata si ritrova col sedere per terra. La Roma invece no. Si avvicina metro dopo metro all'area rossonera alzando il ritmo. E quando ha deciso di puntare suil numero a effetto del singolo artista, ha trovato il meritato vantaggio. Dapprima ha provato Ljalic, murato da Rami, popi è toccato a Pjanic seminare per strada tre birilli (Muntari, Montolivo e Rami in successione) prima di presentarsi davanti ad Abbiati superato con tocco morbido e angolato. Un gioiellino, non un gol qualunque.
Lo scenario della seconda frazione non è mai stato diverso. Incapace è subito apparso il Milan di cambiare l'inerzia della sfida, ha illuso un piattone dal limite di Montolivo in apertura di tempo prima che la Roma tornasse al centro della sfida per dettare le sue giocate che a un certo punto sono diventate irriverenti nei confronti dei rivali. Totti, Ljajic, Pjanic, Maicon su un binario e Dodò sull'altro hanno cominciato a scherzare, sembrava quasi realizzassero un torello prima di far scattare il contropiede come un serramanico. Il destro a incrociare di Totti è stato deviato in qualche modo dai pugni d'amianto di Abbiati, Gervinho (partito in fuorigioco) ha fatto 2 a 0 a occhi chiusi. Le correzioni di Seedorf (Essien al posto di Muntari, Pazzini invece che Balotelli, Robinho per Honda) non hanno prodotto granchè in un gruppo appassito anche dal punto di vista fisico. A tradire i suoi esponenti di punta, a cominciare da Balotelli, per finire a Kakà, isolato e trascurato dai suoi, Taarabt e via tutti gli altri.
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