Il Milan ai milanisti è stata un'illusione lunga dieci mesi. Dal caldo luglio dell'anno scorso a questi giorni piovosi di maggio. A dire il vero, la storia non era iniziata nel migliore dei modi con il fantasma di Antonio Conte agitato sulla panchina di Gennaro Gattuso per tutta l'estate, scandita un giorno sì l'altro pure dai retroscena sul rapporto non idilliaco tra Rino e Leonardo. Il paradosso è che adesso si può dire che fosse rimasto il dirigente brasiliano, Gattuso avrebbe avuto molte più possibilità di restare alla guida del Milan. Con Gazidis il destino era segnato. In quaranta minuti, il tempo intercorso tra i due comunicati ufficiali degli addii di Leonardo e Gattuso, sono stati cancellati due-terzi (Maldini sta riflettendo, ma per ora resta) del Milan dei milanisti. Che era la risposta a quello degli interisti Fassone e Mirabelli. Doveva essere un nuovo inizio. Invece in poco più di due anni, dall'aprile 2017, quando Berlusconi lasciò il club a Yonghong Li, siamo di fronte alla terza rivoluzione. Che ha tutte le carte in regola per fare rima con involuzione.
Non solo per la spada di damocle del Financial Fair Play che incombe sul Milan. Ma perché Elliott ha tracciato le linee guida inderogabili nella costruzione della squadra: giovani di talento, ma non per fare plusvalenze, piuttosto che calciatori pronti, esperti come chiedeva Gattuso. Ieri ha salutato Bakayoko, mentre in questa sessione sarà necessario il sacrificio di un big: Gigio Donnarumma tra i principali indiziati.
Così la strada per la vittoria si allunga inevitabilmente. E adesso Gazidis va a caccia di un allenatore pronto a sposare un progetto simile. Ma non bisogna ripetere gli errori delle altre due rivoluzioni: i cinesi continuarono con Montella, Elliott ripartì da Gattuso, cioè tecnici scelti dalle gestioni precedenti. Quindi l'allenatore lo deve scegliere il nuovo direttore sportivo e non farglielo trovare già in casa. IeriPaolo Maldini ha parlato a lungo con Gazidis. L'ad gli avrebbe offerto un ruolo di primo piano, l'ex capitano potrebbe aver messo sul tavolo un maggior potere decisionale per restare. Il che implicherebbe la scelta del ds. Che non dovrebbe essere Luis Campos, il mago delle plusvalenze, che ha fatto grande il Monaco e riportato in Champions il Lille.
Per il rebus dell'allenatore bisognerà aspettare le finali europee anche in casa rossonera. E soprattutto capire chi decide. Gazidis potrebbe optare per uno straniero (Jardim resta al Monaco), Maldini per un italiano. In queste ore il nome più gettonato è quello di Simone Inzaghi. Sarebbe anche una scelta di rottura tatticamente parlando rispetto al lavoro di Gattuso. Le alternative sarebbero Marco Giampaolo ed Eusebio Di Francesco se si dovesse proseguire nel solco tracciato da Gattuso. Anche se ripensando a un'altra rivoluzione, quella del Milan di Berlusconi con Sacchi, l'ideale sarebbe Maurizio Sarri, ma è dato in pole position per la Juve.
Invece nel futuro di Gattuso (nel mirino anche della Samp), il richiamo della Roma potrebbe avere il sopravvento su tutto. Anche se per l'ex allenatore rossonero si era parlato di una destinazione inglese dopo la cena con Jorge Mendes.
Non sarebbe certo una sorpresa per Gattuso che da calciatore non ebbe paura a scappare dal Perugia per emigrare in Scozia ai Rangers Glasgow. Chissà che la strada per diventare un grande allenatore non passi come quella di calciatore Oltremanica.
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