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Milan allo sbando Kakà non lo rianima ma il Toro lo salva

Granata show: dominano e segnano due gol. Muntari accorcia Balo sbiadito ma gelido sul rigore. Quanti problemi per Allegri

Milan allo sbando Kakà non lo rianima ma il Toro lo salva

Se cerchi subito Kakà trovi invece il Toro e la solita miracolosa rimonta del Milan. Che di rigore e con l'immancabile Balotelli riesce a rimediare a una sconfitta scritta, rotonda. Di qui il finale pieno di veleni e di proteste. Non per la legittimità del fischio di Massa, l'arbitro (fallo ingenuo di Pasquale su Pioli in area), semmai per la presenza di Larrondo, colto dai crampi, e la voglia della panchina granata di sostituire l'attaccante. La stilettata di D'Ambrosio, il classico signor nessuno, che mette al muto al Milan, all'inizio manda di traverso il debutto di Kakà e tutte le attese mediatiche scandite in settimana, e incornicia, con la successiva palletta di Cerci, un vantaggio granata sprecato nel finale in modo incredibile.

Se cerchi Kakà, trovi semmai Cerci che è una spina nel fianco della difesa rossonera, protetta spesso da De Jong, decisiva sentinella nei primi feroci contropiedi torinisti a dimostrazione che servono freschezza e coraggio, le qualità mostrate dai ragazzi di Ventura per imporsi nel calcio dei nostri giorni. Se cerchi Kakà scopri che il Toro si comporta in modo un po' retrò e cioè scavando negli archivi una marcatura a uomo, con Vives piuttosto che con altri sodali, per limitare il raggio d'azione del brasiliano. Il quale si dedica, da par suo, a rammendare il gioco che si snoda per i primi 15 minuti per poi sparire e non solo per l'infortunio muscolare (l'ennesimo in poche ore, dopo El Shaarawy, al suo posto Poli) toccato a Montolivo sulla sirena del primo tempo. I motivi del lento regredire del Milan sono più di uno e si possono così riassumere: 1) Robinho e Muntari fuori dal gioco e dalle geometrie; 2) Balotelli sbiadito e per qualche verso poco ispirato tranne che dal dischetto dove è infallibile, 21 centri su 21, una specie di record mondiale; 3) sofferenza eccessiva nella fase difensiva sui due fianchi, dalle parti di Zaccardo ed Emanuelson insomma. Quando Allegri cerca di correre ai ripari (dentro Matri al posto dell'impresentabile Robinho, poi anche Birsa), e cioè nella ripresa, l'impresa si complica maledettamente perché il Toro passa, con merito, nei primi minuti (palla da Cerci a D'Ambrosio, Zaccardo e Abbiati si addormentano nella circostanza) e a quel punto può giocare secondo natura. E infatti a metà del secondo tempo la fuga solitaria di Cerci è l'atto simbolico che rimette in croce il Milan di Allegri con i suoi limiti e inadempienze.

Se cerchi Kakà trovi Cerci, il Toro e anche quel portierino di Patelli, schierato dai granata e protagonista nel finale di qualche intervento che sa addirittura di prodigio sulla sassata di Balotelli. Kakà si ferma dopo 70 minuti (rimpiazzato da Birsha) che confermano le notizie più note sul suo conto: deve guadagnare smalto e resistenza, deve anche perfezionare l'intesa con Balotelli servito nel primo tempo in modo intelligente oltre che col resto dell'attacco milanista. Deve anche guardarsi da certe randellate che gli arrivano sulla caviglia come ieri sera a Torino, giusto pochi minuti prima di reclamare il cambio dalla panchina, forse per aver esaurito la scorta di ossigeno, forse anche per aver sentito dolore alla caviglia martellata da un granata senza nessun intervento da parte dell'arbitro.

Ma è bene essere chiari: il pareggio carambolesco di ieri sera cancella gli effetti deleteri di una seconda sconfitta consecutiva in trasferta ma mantiene inalterati i dubbi e le perplessità sul conto del temperamento e delle qualità del gruppo affidato ad Allegri. Ricky, al momento, ha più bisogno del Milan per non tradire tutta la precarietà della sua salute fisica. E il Milan di questi tempi è indecifrabile, o meglio, come direbbe Prandelli, enigmatico nonostante quel golletto in finale di Muntari (con Balotelli che non è in fuorigioco) e il pareggio nel recupero su rigore (e semirissa finale con Ventura furioso).

Si intuisce invece perfettamente la dimensione del Toro di quest'anno: se mette da parte gli errori può diventare una sorpresa.

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