Esame superato. È solo il primo, intendiamoci. Altri, decisivi, seguiranno nelle prossime tre settimane (la chiusura è prevista intorno al 20-22 giugno), prima di arrivare alla svolta della cessione vera e propria. Il fondo cinese rappresentato dall'americano Sal Galatioto (adivisor) e da Nicholas Gancikoff (possibile amministratore delegato nella futura governance) è stato promosso da Silvio Berlusconi che ha riunito ieri a villa San Martino oltre ai figli anche i manager Fininvest direttamente coinvolti nella trattativa.
L'elenco presentato degli investitori cinesi interessati all'operazione non è ancora completo eppure l'identità dei soggetti (alcuni in rappresentanza di società pubbliche, altri di aziende private, tra di loro il colosso Evergrande) che hanno dato vita al fondo ha raccolto un giudizio positivo. «Tra la decina di gruppi con cui abbiamo trattato questo è quello che si è dimostrato più serio e deciso a fare del Milan una squadra di livello mondiale» la frase spesa dallo stesso Berlusconi in una delle tante interviste concesse nella giornata di ieri. A questo punto sarà possibile passare alla fase due del negoziato stesso, questa sì fondamentale perché bisognerà capire quali saranno i criteri adottati nella gestione del club e in particolare i programmi previsti per il rilancio tecnico dei rossoneri. Sul tema, il presidente Berlusconi, che tra l'altro non ha neanche fatto mistero del dolore che tale scelta gli procurerà («soffrirei moltissimo nello staccarmi dal club»), ha sempre messo al primo posto delle condizioni per firmare la cessione, la garanzia su investimenti futuri dedicati al gruppo squadra. E ieri sull'argomento ha aggiunto un passaggio in più, sostenendo che gli azionisti nuovi del Milan «devono essere disponibili a fornire assicurazioni contrattuali» sulla questione di fondo. Per capirsi al volo: non saranno sufficienti impegni generici e fumosi ma un vero e proprio piano industriale per fare concorrenza, subito, ai giganti dell'Europa calcistica. Serietà d'intenti e solidità finanziaria sono due qualità accertate.
Da sole non sono sufficienti per ottenere in eredità la gloriosa storia trentennale del Milan griffato Silvio Berlusconi. In attesa dei prossimi sviluppi del negoziato, resta sospesa la questione allenatore su cui lo stesso presidente è intervenuto per fare il punto. Al momento è pronto solo il piano b e cioè l'eventualità che la trattativa si areni e sia indispensabile, per il Milan, proseguire con Berlusconi presidente e azionista di maggioranza. In questo caso lo scenario sarebbe il seguente: squadra composta in maggioranza da italiani e da talenti provenienti dal settore giovanile con Cristian Brocchi allenatore. Nel caso di Milan cinese, invece saranno i nuovi azionisti a orientare la scelta (Gancikoff avrebbe già bloccato una figura di peso, si parla di Emery o Pellegrini).
«Ho sentito nomi molto ambiziosi, io ho stima di Brocchi che è persona seria e capace e qualora restasse l'attuale assetto, sarebbe lui il prescelto» la frase di Silvio Berlusconi che ha fatto chiarezza sulla questione non certo secondaria. Congelate anche le prime offerte giunte sul tavolo di Galliani, plenipotenziario sul mercato. Ne è conferma plastica la risposta fornita al sondaggio del West Ham sul conto di Carlos Bacca.
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