All'ormai ex Jugoslavia la Danimarca deve molto: la sua esclusione dall'Europeo 1992 segnò il ripescaggio e la clamorosa vittoria della Coppa degli scandinavi. Ecco che ogni volta che la nazionale biancorossa incrocia una squadra figlia della disgregazione slava c'è grande curiosità. L'ultima sfida per i danesi in ordine di tempo è stata quella con il Montenegro nelle ultime qualificazioni mondiali (un 1-0 a testa) mentre la partita con la Croazia - forse uno degli ottavi meno attesi della rassegna russa - torna oggi a Nizhny Novgorod dopo 14 anni.
Nel 1998, Mondiali di Francia, il miglior risultato di entrambe: semifinale e terzo posto all'esordio iridato per i «brasiliani dei balcani» che avevano in rosa gente del calibro di Boban, Suker (ora presidente della Federcalcio), Jarni e Stanic ma che poi però non sono mai riusciti ad accompagnare il proprio tasso tecnico a tornei memorabili - tre eliminazioni al primo turno e una mancata qualificazione nel 2010 - quarti di finale per gli scandinavi che hanno saltato la scorsa edizione in Brasile. Risale invece all'Europeo 1996 l'unico confronto diretto in un grande torneo internazionale (3-0 per la Croazia).
Nella sfida tra due squadre arrivate in Russia grazie agli spareggi, il pronostico sembra orientato verso la squadra di Zlatko Dalic, un passato da vice allenatore dell'Under 20 e sette anni trascorsi in Arabia ed Emirati, che si prese la panchina nove mesi fa quando il pass mondiale era in bilico dopo il disastro con la Finlandia e l'esonero di Cacic. C'è tanta serie A nella rosa di un ct diventato da carneade un totem per come sa gestire lo spogliatoio: vedi il caso Kalinic, rimandato a casa dopo il rifiuto di entrare in campo durante la sfida con la Nigeria, o la gestione di Corluka, uno dei senatori del gruppo, tenuto fuori per scarsa forma.
C'è tanta serie A, dicevamo, in questa Croazia - a partire dallo juventino Mandzukic ancora senza gol («che segni o meno è l'anima della squadra», ha detto di lui Dalic) passando per gli interisti Perisic e Brozovic e il viola Badelj - che finora ha viaggiato a gonfie vele e che gira intorno a Modric, l'organizzatore e l'uomo ovunque. Oggi raggiungerà Srna, da poco acquistato dal Cagliari, a quota 18 nel numero di presenze in un grande torneo internazionale e le agenzie di scommesse lo hanno addirittura inserito nella corsa per il Pallone d'Oro (quota a 13) dopo la vittoria della Champions ma certo tutto passa dal cammino mondiale della sua Nazionale.
Il centrocampo della Croazia, unica a chiudere la prima fase a punteggio pieno insieme al Belgio nonostante un girone di ferro, sembra il migliore di quelli visti finora in Russia con l'asse Modric-Rakitic figlia del top della Liga (Real e Barcellona), ma dovrà fare i conti con una difesa danese abbastanza solida a cominciare dal portiere figlio d'arte Kasper Schmeichel che ha già regalato 13 parate (meglio di lui solo il messicano Ochoa, 17). La mina vagante della truppa del ct norvegese Hareide, che guida gli scandinavi dal 2016 dopo aver sostituito Olsen e ha già blindato la panchina fino a Euro 2020, è Christian Eriksen, la stellina del Tottenham che è anche il maratoneta del Mondiale con i 36,4 chilometri percorsi.
Quella con Modric, fatta di visione di gioco e geometrie impressionanti, sarà la sfida nella sfida. E se la Croazia ha varie soluzioni offensive, la storia mondiale della Danimarca dice che tutti e 29 i suoi gol sono stati realizzati all'interno dell'area di rigore. Partita già segnata?
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