Calcio

Moggi show: "Noi non abbiamo rubato. Siamo vittime"

L'ex dg: "Casomai ci hanno tolto. Se riaprono l'indagine plusvalenze, facciano lo stesso con Calciopoli"

Moggi show: "Noi non abbiamo rubato. Siamo vittime"

Ottantacinque anni compiuti. Uomo di spicco della Triade declinata tutta d'un fiato: MoggiGiraudo-Bettega, come se i tre fossero una cosa sola. Ecco: ieri, giorno in cui il cda della Juventus ha approvato un bilancio in rosso di 238 milioni e spiccioli prendendo atto delle dimissioni di Andrea Agnelli dal ruolo di presidente, Luciano Moggi - direttore generale della Signora dal 1994 al 2006 - si è preso la scena. Cinque interventi, nei panni del piccolo azionista, e una chiavetta Usb sventolata davanti a tutti: per difendere non soltanto la Juve di oggi e il suo ormai ex presidente Andrea Agnelli, ma anche (soprattutto?) quella di ieri. Quella di calciopoli e della retrocessione in serie B: «Sono qui per capire e per ringraziare Andrea Agnelli: nove scudetti non si vincono con facilità. Solo chi è dentro questo ambiente conosce le difficoltà che ci sono. La leggenda che la Juve vince perché ruba è assurda: la Juventus si è sempre imposta sul campo. Anzi, forse hanno rubato qualcosa a noi: come a Perugia con il diluvio del Curi e anche l'anno dopo, quando hanno cambiato le regole in corsa per favorire la Roma facendo giocare Nakata, che proprio contro di noi segnò il gol scudetto». Un fiume in piena come ai bei temi, Big Luciano (radiato dopo calciopoli, ndr): «Guardate chi c'è in panchina a fare il team manager (riferendosi ad Oriali, ndr), quello che aveva contraffatto il passaporto di Recoba (ai tempi dell'Inter, ndr). Io ancora combatto per Calciopoli: noi siamo stati ritenuti colpevoli per cose che hanno fatto altri. Ho portato una chiavetta: c'è tutta Calciopoli. Presidente, sentirai Carraro dire che Lazio e Fiorentina non possono retrocedere e che la Juve non va aiutata». Cose dette in altre sedi, ma ribadite una volta di più nella casa di «una società che non si è mai difesa o non ha saputo difendersi e che è diventata un giocattolo nelle mani di tanti, soprattutto dei media». Poi, la chiosa: «Se è vera la riapertura del caso plusvalenze, allora bisogna riaprire anche Calciopoli: una ferita aperta che non si rimargina».

Sipario.

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