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A Montalcino Bernal ubriaca tutti. Tappa a Schmid. E lui ipoteca il Giro

Il colombiano vola sulla ghiaia poi frena: "È lunga, piedi per terra". Ma gli altri crollano, Nibali compreso. Ed Evenpoel si è già sgonfiato

A Montalcino Bernal ubriaca tutti. Tappa a Schmid. E lui ipoteca il Giro

È ufficiale, sullo sterrato Bernal li asfalta nuovamente tutti. Dopo aver fatto mangiare polvere al gruppo qualche giorno fa sulle rampe in terra battuta di Campo Felice, il colombiano si ripete sulle strade bianche di Montalcino che premiano l'ennesimo ragazzino di 21 anni, lo svizzero Mauro Schmid, il quale precede in volata il nostro Alessandro Covi, anche se la corsa, quella vera, è tutta alle loro spalle.

Non serve lo Zoncolan e nemmeno il Pordoi: è sufficiente un po' di ghiaino e un po' di strada bianca per stravolgere il Giro, che conferma una volta di più che l'uomo da battere è il colombiano Egan Bernal, 24 anni, un Tour de France già in bacheca e una corsa rosa non vinta, ma perlomeno prenotata.

Bernal arriva 11°, ma si lascia alle spalle tutti quelli che avevano ambizioni di successo finale. Il russo Vlasov gli concede 23, così come Caruso, Yates e Foss che gliene donano 26. Ciccone crolla e alla maglia rosa cede 1'47, mentre Nibali e Soler quasi 2'. Fanno peggio, molto peggio, il bimbo belga, il 21 enne Remco Evenepoel, che crolla e a Bernal lascia 2'08. Si disperdono Dan Martin e Formolo. Adesso Bernal guida la classifica con 45 su Vlasov e 1'12 sul nostro Damiano Caruso. Il Giro non è finito, ma è saldamente nelle mani di Bernal, e meno male che doveva aver il mal di schiena... «Devo restare con i piedi in terra, manca ancora tanto», dice lui con poca convinzione.

Le montagne sono ancora là, sullo sfondo, ma lui intanto è lì, ben visibile e in rosa davanti a tutti. Sullo sterrato di Montalcino, in una tappa del vino, il colombiano ubriaca tutti. Non alza il gomito, ma il ritmo e affonda le sue forti leve con frequenze impossibili. Alle sue spalle, finiscono tutti nella polvere. Il più illustre è Remco Evenepoel che comincia ad arrancare già sul primo dei quattro tratti di polvere e ghiaia e affonda del tutto sul terzo, a una ventina di chilometri da Montalcino. Il bimbo prodigio va in tilt sia di testa che di gambe e alla fine crolla come il nostro Giulio Ciccone sul colle del Lume Spento, dopo essersi difeso egregiamente sugli sterrati sotto l'ala di Nibali.

A tener alta la classifica dei nostri resta uno dei più esperti, Damiano Caruso, tredici Grandi Giri tutti portati a termine (8° al Giro; 10° e 11° al Tour; 9° alla Vuelta, ndr), uno che sa badare ai capitani (Mikel Landa, a casa con diverse fratture) ma anche a sé stesso. Adesso è 3° in classifica generale, alle spalle di Bernal e del russo Vlasov, quest'ultimo guidato da quella vecchia volpe di Beppe Martinelli, che in carriera ha saputo già vincere Giri, Tour e Vuelta con Pantani, Garzelli e Cunego, Simoni, Nibali e Aru.

Insomma, il russo è un novizio, ma Martinelli potrebbe essere l'arma in più per non rischiare in questo Giro di Bernal di morire di noia.

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