Ha fame. Nonostante abbia spazzolato tutto quello che c'era in tavola, Chris Froome ha rischiato seriamente di andare alla deriva per una crisi di fame. C'è da non credergli. Nonostante in queste settimane abbia cannibalizzato il Tour, fagocitando tutto e tutti, ieri pomeriggio, sull'Alpe d'Huez, ha rischiato di saltare per aria per una improvvisa crisi di appetito.
Paradossi di un superuomo, che si scopre vulnerabile. Paradossi di un corridore che non lascia nulla al caso e pianifica le corse come uno scienziato programma la sua giornata di ricerca alla Nasa. Eppure, sul finale di tappa, quando all'arrivo mancavano poco più di cinque chilometri, la maglia gialla ha rischiato di vedere il buio.
«Ho davvero temuto che si fosse spenta la luce - racconta Froome, sfinito da una tappa durissima e complicata, sia dal punto di vista fisico che mentale -. Ho proprio sentito di non avere più le forze».
Tre dita dritte, Porte capisce tutto. Un segno convenzionale, evidentemente. Ho fame. Mi si sta spegnendo la luce. Porte si fa scivolare nelle retrovie e va all'ammiraglia. Operazione non consentita in un finale di corsa, ma il britannico mette in conto anche una penalizzazione, che alla fine gli arriva puntuale: 20 secondi.
«Richie stava meglio di me - ha proseguito Froome nel suo racconto -, e ho dovuto chiedergli di andare a prendere dell'acqua e degli zuccheri. Cosa è successo? Che l'ammiraglia aveva avuto problemi meccanici e non era arrivata su di noi ai piedi dell'ultima salita, così non avevo potuto rifornirmi adeguatamente. La corsa? Oggi (ieri per chi legge, ndr) Contador e Kreuziger erano le minacce più forti, quando ho sentito che si erano staccati sull'ultima salita mi sono sentito meglio. E sono felice per Quintana, me lo aspetto sul podio a Parigi».
Come dire che l'alleanza fra Sky e Movistar (che corrono entrambe con biciclette italiane: Pinarello e ieri pomeriggio, la formazione di Quintana, si è spesa alla grande per inseguire Contador) funziona...
Intanto il team Sky, scocciato da tanti sussurri e grida circa le prestazioni di Froome, ha annunciato che renderà disponibili all'Agenzia mondiale contro il doping (Wada) i dati legati alle performance dell'inglese sul Tour de France. Lo ha annunciato il manager della Sky, Dave Brailsford. Ma Froome vince anche senza arrivare primo: è sufficiente un 7° posto a 3'18" dal francese Christophe Riblon, vincitore ieri della tappa regina del Tour, per rinforzare il proprio vantaggio su Contador che perde altri 56".
Riblon macina i 172,5 km della 18esima tappa quasi sempre tra i primi. Entra in una fuga in cima al col de Manse, dopo 13 km dalla partenza, con altri nove, tra cui lo statunitense Van Garderen e il nostro bravissimo Moreno Moser (passa per primo sul primo passaggio sull'Alpe). I nove si sgranano sul primo passaggio sull'Alpe d'Huez. Al secondo giro, Van Garderen fa il vuoto mentre Moser si stacca, ma Riblon resiste e ai -2 km recupera lo statunitense e va a prendersi la tappa davanti a Van Garderen e al nostro giovanissimo corridore trentino.
Moreno Moser, nipote del grandissimo Francesco, racconta così la sua giornata: «La fuga è nata per caso, nella riunione del mattino pensavamo che la fuga non andasse in porto, poi non ho resistito alla tentazione e mi sono buttato nell'azione che poi si è rivelata decisiva. È andata bene, non ho rimpianti e il terzo posto mi soddisfa pienamente. Anche perché è la terza settimana e la gamba è migliore di quella dell'inizio del Tour: questa è una delle risposte che cercavo qui in Francia. Sulla seconda ascesa dell'Alpe, Riblon ha attaccato subito e non potevo rispondere, speravo che calassero e ho continuato con il mio passo.
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