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Mourinho caput mundi: la chiusura del cerchio per fare grande la Roma

Ormai tra le big con la seconda finale di fila. Il tecnico e una rosa spinta oltre i suoi limiti

Mourinho caput mundi: la chiusura del cerchio per fare grande la Roma

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Notte di sogni, di Coppe e di campioni. Così cantava Antonello Venditti quasi quaranta anni fa quando di notti come queste la Roma ne viveva ancora poche. La cura Mourinho - che in venti anni ha giocato e vinto cinque finali europee - ha fatto cambiare la storia: stasera i giallorossi giocheranno la loro seconda di fila, grazie al condottiero portoghese capace di fare prima grande il Porto, poi condurre l'Inter all'impresa del Triplete e infine di vincere tanto anche in Spagna e Inghilterra. La Roma era la sua nuova scommessa, quando in molti pensavano che alla soglia dei 60 anni avesse dato il massimo. «Forse è colpa dei capelli bianchi e del fatto che alleno da molto tempo...», ha commentato lo Special One. Che sottolinea come «due finali europee le fanno solo i grandi club e spesso non ci riescono nemmeno. La storia non vince le partite e non gioca, i miei record non contano, voglio solo dare gioia ai tifosi».

La tappa di Budapest è il secondo step di un cammino iniziato l'anno scorso e culminato con il trionfo di Tirana: dalla Conference vinta all'Europa League da vincere - impresa mai riuscita a nessun club italiano da quando esiste la competizione, l'Inter perse in finale nel 2020 - per salire un altro gradino e approdare sul palcoscenico più prestigioso, quella Champions che a detta dello stesso tecnico non era possibile raggiungere attraverso il campionato. «Dovevamo fare una scelta, o Coppa o serie A», ha più volte ribadito Mou, consapevole che il club dei Friedkin, a causa dell'accordo con la Uefa sul Fair play finanziario, non potesse fare il passo più lungo della gamba, regalando al tecnico investimenti milionari su calciatori importanti. Il Siviglia, avversario di stasera, ha un budget molto più ampio e come sottolinea il portoghese «ha due grandi squadre, visto che in rosa può vantare 25-26 giocatori di altissimo livello. Rispetto l'opinione di Mendilibar che dice che loro sono favoriti, ma non sono d'accordo. E se è vero che hanno storia ed esperienza, per loro una finale europea è quasi normale (sei le vittorie tra Uefa ed Europa League, ndr), la storia non gioca. E il nostro percorso è stato lungo, 14 partite sempre in questa competizione a differenza dei nostro avversari, questa finale la meritiamo».

Il futuro a Roma di Mourinho passa dalla notte di Budapest e non solo per l'esito positivo o negativo della finale. Il contratto di un altro anno c'è già, ma con i Friedkin non è ancora riuscito a parlare di ciò che sarà. E chi conosce già le sue intenzioni sono i due capitani: «Ci ho parlato, a loro ho risposto in modo obiettivo, sanno cosa voglio io. È diverso rispetto a quando lasciai l'Inter perché non avevo ancora firmato con il Real ma era tutto fatto. Adesso ho zero contatti con altri club. Ora penso solo a quello che vogliamo fare noi. Noi siamo qui». In tanti a Budapest, almeno ventimila tra cui Totti e il succitato Venditti spingeranno la Roma per l'impresa. In più gli oltre 60mila all'Olimpico davanti ai maxischermi. Se sarà inferno o paradiso lo si saprà al fischio finale di una gara nella quale potrebbe fare la sua apparizione, ma non dall'inizio, anche Dybala. «Venti-trenta minutini li ha...», così Mourinho che non sembra fare pretattica.

«Quella sconfitta nella finale di Champions con la Juve mi fa ancora male, ora voglio alzare la Coppa», ha sottolineato la Joya.

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