Al via la moviola degli arbitri. Ma questa volta è per farli felici

In ogni giornata il sistema verrà sperimentato in due partite. Per ora nessun filo diretto tra fischietti alla tv e in campo

Al via la moviola degli arbitri. Ma questa volta è per farli felici

Ancora un giorno e la moviola in campo, Video Assistant Referees secondo la denominazione della Fifa, prenderà il via su due campi di Serie A, sia pure in modo sperimentale e in modalità per così dire silenziosa. A significare che i test, in vigore fino alla fine della stagione, avverranno off-line, senza che l'arbitro in campo e quello davanti ai monitor, in una stanza dello stadio o in un van esterno, comunichino fra di loro. In ogni turno di campionato ci saranno 2-3 partite interessate alla novità voluta fortemente dal nuovo presidente della Fifa: l'italosvizzero Infantino. Questa volta tocca a Torino-Fiorentina e Milan-Sassuolo, casualmente i due posticipi di domani alle 18. Calvarese e Guida, designati da Messina a dirigere i due incontri, non riceveranno alcun messaggio dai colleghi costretti a indossare gli scomodi panni dei moviolisti: Irrati allo stadio "Grande Torino", Di Bello e Doveri al Meazza. Niente filo diretto, niente collegamenti, quindi. Giusto così in fase sperimentale. Perché l'arbitro in campo, messo al corrente di aver commesso un errore, potrebbe portarsi dei retro pensieri per tutta la gara ed esserne condizionato. Le risultanze della Var, che saranno immediatamente inviate per corriere a Fifa e Ifab, dovranno restare top-secret, ma sarà proprio così?

La sperimentazione, come avrete avuto modo di capire, non riguarderà solo la modalità del programma ma testerà anche la capacità dei tv-referees di visionare rapidamente gli episodi più intricati per poi comunicarlo al collega in campo. A questa seconda fase si arriverà con le partite di Coppa Italia della prossima edizione dagli ottavi in poi: ovvero sperimentazione vera, assoluta, come è accaduto in Italia-Francia, arbitro Kuipers. Ma potrebbe esserci un'accelerazione improvvisa qualora le cose procedano al meglio nei prossimi mesi. Per l'organico tecnico non sarà facile utilizzare le risorse a disposizione fra arbitri in campo, dietro le porte, davanti ai monitor. Al momento non ci sarebbero sufficienti risorse umane a coprire 10 partite, a meno di allargare il gruppo o cancellare gli addizionali.

«Ci atterremo scrupolosamente alle indicazioni dell'Ifab», ha affermato Roberto Rosetti, al quale è stata affidata la gestione del progetto in Italia. Quasi a sconfessare ciò che è accaduto in Italia-Francia quando il fischietto olandese Kuipers chiese lumi ai colleghi su un fallo subito da De Rossi («giallo o rosso?, cosa ne dite») oltre che su un mani in area transalpina giudicato giustamente involontario. No. La Var servirà a fare chiarezza in queste situazioni, e non è poco rispetto al passato, per capire se: 1) un fallo è stato commesso dentro o fuori area; 2) un gol è regolare o meno; 3) un rigore è sfuggito all'attenzione della squadra arbitrale; 4) un gesto violento è passato inosservato; 5) non ci sono stati scambi di persona nelle espulsioni ed eventualmente nelle ammonizioni.

Nicchi, rieletto presidente degli arbitri, ha spiegato con chiarezza la strategia del modello italiano: «Con la Var intendiamo aiutare l'arbitro in campo, cui spetterà sempre l'ultima parola, per prendere la migliore decisione possibile. Siamo consci che in taluni casi l'obiettivo è perseguibile, in altri meno. In questa prima fase è importante allenare gli arbitri, al momento solo quelli di Serie A, a svolgere il nuovo ruolo in tempi rapidi. Non dobbiamo stravolgere lo spirito del calcio con pause eccessive.

Ciascuno di loro dovrà sostenere un certo numero di presenze davanti alla tv, ecco perché a Milano ci saranno Di Bello e Doveri, mentre a Torino Irrati sarà da solo. In questa fase la Lega è in grado di metterci a disposizione la tecnologia necessaria in 2 campi, forse 3. Siamo tutti al primo step».

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