Nadal, la caccia continua. Re Roger è a meno 2 Slam

Rafa, la furia gentile del campione asfalta Thiem Federer a quota 20 è vicino. E ora c'è Wimbledon

Nadal, la caccia continua. Re Roger è a meno 2 Slam

La dodicesima volta a Parigi: e a questo punto siamo a meno 2. Nadal vince il suo diciottesimo Slam e i 20 di Federer sono lì, a un passo. Certo: non si gioca tutto l'anno al Roland Garros, ma la rivalità forse più incredibile della storia del tennis mette insieme una verità assoluta. Ovvero che al Più Grande di Sempre si è opposto il Migliore in Assoluto sulla terra. E pensateci bene, noi che l'abbiamo vista, come siamo stati fortunati. D'altronde, come sentenzia John McEnroe, «Roger senza Rafa non sarebbe stato così epico». E viceversa, sicuramente.

Dunque: Rafa Nadal ancora una volta, ma questa volta è diversa dalle altre. Solo un mese e mezzo fa il re del rosso prendeva una stesa da Fognini a Montecarlo, giocando una partita che «non avrei vinto neppure contro il 500 del mondo». E poi subito dopo a Barcellona ecco il ko in semifinale con Thiem già, lui , restando senza titoli là dove non è solito mai sbagliare un colpo. Eppure, proprio quel giorno aveva avvisato tutti: «Mi sto ritrovando, alla mia età ormai so cosa posso fare». Ed infatti poi è arrivata Roma e il primo successo della stagione. E poi Parigi. Dove Thiem, per il secondo anno di fila, è stata l'ultima vittima prima del trionfo: 6-3, 5-7, 6-1, 6-1 è stato il risultato da mettere nella personale arca della gloria; con una sola distrazione alle fine del secondo set, ma con un epilogo già scritto.

Così è stato, è non è solo per cortesia che Nadal alla fine si gira verso il suo team per ringraziare tutti, Carlos Moya per primo, perché «non riesco neanche a spiegare le mie sensazioni: fino a poco tempo fa non sapevamo neanche se ce l'avremmo fatta ad essere qui, e invece mi avete dato la spinta». È il lieto fine, in pratica. Di una storia piena di infortuni ed incertezze. Ma quando si è uno come Rafa tutto è possibile.

E allora: la dodicesima volta a Parigi potremmo definirla la vittoria della gentilezza, nascosta dietro a un tennis muscolare. È il significato vero dello sport, il vero volto di Nadal, della sua famiglia, del matrimonio che a ottobre sancirà l'amore eterno per la sua Xisca. Ed anche di Thiem in fondo, di cui si conosce solo il legame con la francese Kristina Mladenovic, lei che vincendo il titolo di doppio con la Babos ha voluto svelare con i lucciconi agli occhi il significato di avere anche un «famiglia austriaca». Famiglia, lo stesso valore principale di Rafa, che ha voluto consolare il rivale ricordando perché Dominic potrebbe davvero essere la sua immagine allo specchio: «È un gran lavoratore, sempre con il sorriso sulle labbra: una bravissima persona. È un'ispirazione per me e per i bambini in giro per il mondo. So quanto sia difficile perdere una finale e se proprio un giorno dovesse capitarmi qui, spero che sia contro di lui: se lo merita». «Magari l'anno prossimo» ha risposto Thiem sorridendo. E in fondo adesso sa che il traguardo non è poi così lontano.

Intanto Rafa, premiato da Rod Laver sotto gli occhi del Re Juan Carlos e regina Sofia, domani se ne tornerà a

pescare per un po' a Puerto Cristo, a stare con gli amici, i genitori, la futura moglie. Wimbledon è vicino, Federer pure: eppure c'è sempre tempo per pensare il tennis. Quando fuori si ha una vita come la sua. Vincente.

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