Riecco Nadal. Lo ritroveremo giovedì 27 dicembre ad Abu Dhabi nella quarta edizione di un torneo che, per quanto sia poco più di una esibizione, richiamerà un'attenzione stellare proprio per il ritorno del Figliol Prodigo. E tutti a chiedersi se Rafa, dopo sei mesi esatti di stop, riuscirà a essere il campione di sempre e, nella migliore delle ipotesi, quanto tempo impiegherà per fare la guerra a Djokovic, Murray e Federer. Domande d'obbligo. Per il suo stesso malanno, una infiammazione cronica al tendine rotuleo, Ronaldo dovette subire due interventi chirurgici e abbandonare prima del previsto una inimitabile carriera. Sarebbe insomma un miracolo se lo spagnolo si mostrasse subito competitivo o se fosse in grado di raggiungere le semifinali degli Australian Open, in programma a fine gennaio. «Sono migliorato tantissimo sul piano fisico e sto giocando un buon tennis. Ma devo pensare a me stesso in una proiezione di 4-5 anni. I medici, che qualche mese fa mi hanno sconsigliato di operarmi, sono contenti, e questo mi rende ottimista. Non vedo l'ora di poter dare il massimo in partita, senza riserve mentali e fisiche», il suo pensiero rilasciato a "Ultima Hora", un programma di Abc Radio. Già perché il suo gioco si basa fin troppo sulla prestazione atletica, sulla forza delle gambe, nonché su scambi infiniti. Chiedetelo pure a chi pensava di avergli fatto punto e si ritrovava a giocare per l'ennesima volta un nuovo colpo.
Il tennis è mancato a Nadal che in qualche notte da incubi ha anche fatto amari pensieri sulla sua carriera. Ma anche lui è mancato al tennis dopo l'uscita al secondo turno di Wimbledon per mano del numero 100 Rosol, oscuro carneade. Quel giorno spettatori e media rimasero folgorati dal risultato. Tutti meno l'interessato che, qualche giorno più tardi, ebbe a confessare: «Quella con Rosol era una morte annunciata per me. Il primo problema al ginocchio l'ho avuto a Indian Wells durante il mese di marzo. La situazione è peggiorata a Miami quando fui costretto a ritirarmi in semifinale con Murray. Nei giorni successivi ho provato a convivere con il dolore, ma vista la figura fatta a Wimbledon, ho preferito fermarmi». Che fosse qualcosa di serio lo si era capito soprattutto dopo la notizia che avrebbe disertato l'Olimpiade di Londra, rinunciando ad essere portabandiera e a difendere l'oro di Pechino.
Ora Rafa si sente un altro: «Mi alzo la mattina e non provo dolore, mai avrei immaginato di provare tanta felicità per un fatto che prima neanche consideravo tanto mi sembrava naturale. Un motivo in più per essere più forte di sempre».
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