Napoli, la carica dei 101. L'Inter di Lukaku è l'ultima a inchinarsi

Spalletti batte almeno una volta le 19 rivali del torneo. I nerazzurri in 10 si arrendono nel finale

Napoli, la carica dei 101. L'Inter di Lukaku è l'ultima a inchinarsi
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La voglia del Napoli di lustrarsi il fresco scudetto davanti a chi per primo l'aveva battuto quest'anno, vince su quella dell'Inter di fare risultato salvando energie alla vigilia della finale di Coppa Italia. Finisce 3-1, punteggio che è giusto specchio delle differenze in campo.

Uomini a parte, Inzaghi prova a giocarsela come aveva fatto a San Siro: palla a Spalletti e vieni che ti aspetto. Il piano regge per un'ora abbondante, ma è complicato dallo sciagurato Gagliardini, ammonito al terzo fallo ed espulso al quinto in 41 minuti: impossibile chiedere oltre alla generosità dell'arbitro Marinelli. Rabbia e non certo colpa di Inzaghi, che a Udine cambiò dopo mezzora 2 giocatori ammoniti (Bastoni e Mkhitaryan) e fu sommerso di critiche. Quella era però un'altra Inter, questa regge lungamente bene anche in 10 e anche nella sua versione minore.

Va sotto sul gol di Anguissa e trova persino il pareggio col solito Lukaku, prima di inchinarsi al gioiello di capitan Di Lorenzo (100esimo gol della stagione napoletana), un sinistro che s'infila dove nessuno potrebbe arrivare. Il gol del napoletano Gaetano fissa il punteggio finale, rendendolo equo rispetto a quanto in effetti fanno le squadre, considerando anche il dubbio annullamento a Simeone del 2-0, che forse avrebbe chiuso in anticipo la sfida, ma smorzato le emozioni di una partita giocata per intero sotto la pioggia.

Come previsto, Inzaghi parte cambiando 8 giocatori di campo su 10 rispetto al derby e gli unici superstiti (Bastoni e Barella) sono manco a dirlo i primi a uscire allo scadere dell'ora. Rotazioni aritmetiche, scandite dal cronometro e pensando alle coppe. Curioso notare come quando entri, Brozovic non s'impossessi del volante, ma faccia proprio la mezzala di destra. Asllani resta il pilota, a schermare Lobotka e a rilanciare l'azione.

Il Napoli però ha troppa voglia di vincere e da come Di Lorenzo corra ad abbracciare a baciare platealmente Spalletti, pare abbia voglia di farlo anche se non soprattutto per il suo allenatore. Sembra un altro segnale che siamo prossimi ai saluti. Di certo è strano e anche brutto che manchino 2 settimane alla festa dello scudetto sul campo, quella ufficiale, e Napoli non possa godersela.

Non è più la squadra che ha dominato il campionato, più che altro perché non lo sono Osimhen e nemmeno Kvaratskhelia, ma è ancora e sempre un'ottima squadra, che in un anno così, non poteva accettare di non battere almeno una volta anche la finalista di Champions League, questione di orgoglio. Ora Spalletti ha vinto almeno una volta contro tutti gli avversari, 19 su 19. Applausi anche per questo.

La serie dell'Inter si ferma a 8 vittorie consecutive, ma Inzaghi l'aveva ampiamente messo in preventivo e la

sconfitta non pregiudica, non ancora, la qualificazione alla Champions del prossimo anno. Resta il rammarico di non sapere come sarebbe finita, senza la folle partita di Gagliardini, probabilmente mai più in campo con l'Inter.

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