Quel gruppo, il Napoli di Sarri, che non ha rivali in A, sbatte il muso su una realtà simile nell'idea di calcio, il City di Guardiola, ma dalla caratura tecnica più alta. Certificata dal valore stimato della rosa in quasi 600 milioni. Hamsik e compagni escono dall'Etihad Stadium con la consapevolezza di aver fatto qualche piccolo passo in avanti soprattutto in autostima rispetto all'ultima esperienza sul prestigioso palcoscenico europeo, ma ancora non hanno la giusta maturità per starci sopra con stabilità. Il tecnico azzurro avrebbe voluto vedere undici facce toste (il termine era più colorito, in realtà) che palleggiassero sotto gli occhi degli avversari. Ma la sana follia ha dei limiti quando si parla di Champions. E così la mezz'ora da incubo trascorsa da un Napoli timoroso e in soggezione prima di riuscire a entrare in partita fa la differenza più di una ripresa a testa alta giocata dagli azzurri.
Gli elogi ripetuti di Guardiola a Sarri sono stati sinceri e non di facciata, come ha sostenuto De Laurentiis. Ma nel momento in cui le due fabbriche di bellezza si sono guardate nello specchio, sono emersi pregi dell'una e difetti dell'altra. Stesso calcio totale sulla carta, maggiore predisposizione dei giocatori del City nei confronti di quelli del Napoli a partite di così alto livello. Eppure la squadra partenopea ha gettato sul campo generosità e carattere, magari troppo tardi quando i buoi erano già scappati dal recinto e De Bruyne e compagni hanno abbassato un po' il ritmo. Il 2-1 finale a favore del Manchester si presta così a diverse letture: troppo stretto per un City cinico, sfortunato e sul punto di dilagare nella prima fase dell'incontro, quasi da rammarico per il Napoli che ha sprecato un rigore e almeno altre due occasioni, quando gli avversari hanno esagerato nel possesso palla.
Dimenticate il Napoli che nell'ultima partita di campionato - studiata nei dettagli da Guardiola - aveva occupato la metà campo della Roma e l'aveva tenuta per 60 minuti a bada. E non solo per i cambi (due) decisi a centrocampo da Sarri. L'avvio sprint del City mette in soggezione la truppa azzurra: il gioco con due tocchi, pressing alto e precedenza sulle seconde palle toglie ossigeno al Napoli che impiega trenta giri di lancette per riuscire a liberarsi dalle catene e ad affacciarsi dalle parti di Ederson. L'uno-due firmato da Sterling e Gabriel Jesus stordisce il Napoli, la traversa di De Bruyne lascia aperto uno spiraglio alla squadra di Sarri che spreca un primo tentativo di rientrare nella partita con il rigore di Mertens, conquistato da Albiol. Il belga lo tira malissimo e l'errore peserà sul resto della sua prova. Di certo non lo aiutano i compagni di reparto Insigne e Callejon: il folletto non riesce ad accendersi e poi s'infortuna (sospetto stiramento, uscita precauzionale dal campo dopo nemmeno un'ora e a rischio la sua presenza per la supersfida di sabato con l'Inter), lo spagnolo riceve pochi palloni, ha rari acuti e dimostra l'attuale momento di stanchezza.
Meglio il Napoli del secondo tempo, quando riesce a creare qualche situazione pericolosa. Il secondo rigore di Diawara (guadagnato da Ghoulam) va a buon fine ma serve solo a mitigare il ko azzurro.
Il City vola di fatto già agli ottavi, la truppa di Sarri dovrà giocarsi con lo Shakhtar la seconda piazza come da pronostico. Sempre che il campionato, obiettivo prioritario della stagione, non tolga troppe energie psicofisiche.
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