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Napoli niente da fare. Italia, sei fuori

Ancelotti e Allegri stessa fine. E il nostro calcio saluta l'Europa. Ma Sarri è in semifinale

Napoli niente da fare. Italia, sei fuori

L'Inghilterra torna a farla da padrona in Europa (quattro semifinaliste su otto), l'Italia torna indietro di tre anni. Come nel 2016, nessuna squadra di casa nostra arriva alla fase clou delle Coppe. E se la Juve aveva subìto una lezione di calcio dai ragazzini dell'Ajax, il Napoli non è mai stato in grado di avvicinare l'impresa contro un Arsenal solido e debordante dal punto di vista fisico. Dura 36 minuti la speranza di ribaltare il 2-0 dell'andata, il tempo che Lacazette trovi la porta con una punizione dal limite sulla quale Meret non si mostra impeccabile, facendo così dimenticare le prodezze dell'Emirates che avevano tenuto a galla il Napoli. Come i bianconeri di Allegri, anche la squadra di Ancelotti è arrivata con le batterie scariche al momento clou del cammino europeo, facendo dimenticare i bei momenti offerti sul palcoscenico anche in Champions. Così nei 180 minuti tra Londra e il San Paolo le giocate brillanti degli azzurri sono state troppo poche (in totale quattro occasioni da rete) per impensierire gli inglesi. Che finora in trasferta nelle sfide di Europa League a eliminazione diretta avevano rimediato solo schiaffi e hanno così interpretato con giudizio la gara di Napoli. Qualificazione meritata per la squadra di Emery, anche se per alzare il trofeo a Baku servirà qualcosa di più.

E se Sarri conquista la semifinale con il Chelsea, la prima stagione di Ancelotti alle pendici del Vesuvio sta per chiudersi con un bilancio negativo: vada per il secondo posto in campionato di fronte a una Juve monstre (il distacco è siderale), ma l'eliminazione prematura in Coppa Italia e l'uscita ai quarti di Europa League - pure contro un'avversaria indicata dai bookmaker come una delle favorite - sono risultati deludenti per una squadra che aveva ingaggiato un tecnico blasonato e aveva confermato un organico di buon livello.

La sensazione è che appena si alza l'asticella, questo gruppo mostra assenza di personalità. E il caso di Insigne, il capitano e uno degli uomini di maggior talento del gruppo, è emblematico: aveva iniziato la stagione europea con gol importanti al Psg e al Liverpool, ma poi è come se avesse staccato la spina. Alla 300ª in maglia azzurra, anzichè esaltarsi, si è fatto sopraffare dalla pressione rimediando pure un cartellino giallo tanto che Ancelotti lo ha addirittura tolto dal campo dopo un'ora (deludente) di partita. Lo stesso Milik, miglior cannoniere di stagione, è apparso svogliato e non ha offerto guizzi se non un colpo di testa per nulla pericoloso. Perfino Mertens, entrato nel secondo tempo quando però l'impresa era di fatto già sfumata, non è stato in grado di cambiare la serata no del reparto offensivo.

Ancelotti aveva chiesto coraggio, intelligenza e cuore alla truppa. Si è visto poco o niente di tutto questo, visto che la squadra è apparsa frenata dalla paura di non subire gol (che puntualmente poi è arrivato) e davanti, se si eccettua un tiro di Callejon sullo 0-0 sventato di piede da Cech, non ha mai punto abbastanza. L'Arsenal ha potuto così gestire la gara quasi in surplace fino a quando il tiro di Lacazette (di fatto l'unico nello specchio dei Gunners) ha anche dato la tranquillità necessaria agli inglesi. Lo schieramento a tre e mezzo in difesa ha funzionato solo in parte, ma in generale il Napoli è apparso scarico e senza idee.

L'Europa League resta così un tabù per le italiane: in dieci edizioni dell'ex Coppa Uefa appena tre semifinaliste e la Lazio due volte nei quarti.

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