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Nella F1 dei viziati sberle solo alla Rossa

Più che insulti e ingiustizie, il guaio è che il Circus non rispetta Maranello. Ecco cosa fare

Nella F1 dei viziati sberle solo alla Rossa

In Messico Lewis Hamilton ha inutilmente vinto la 51esima gara di F1. Come il grande Alain Prost. Inutilmente non perché non gli possa servire per agguantare il compagno Rosberg in vetta al mondiale. Inutilmente perché nessuno ha pensato ad Alain, a Suzuka, al Gp del Giappone 1989 quando in gioco, fra due compagni, il francese e Ayrton Senna, c'era il titolo. Tentativo di sorpasso, chicane e Prost ad accompagnare furbescamente il brasiliano a lato. Come andò a finire è noto: Alain scese dalla macchina come campione del mondo, Ayrton tornò in gara spinto dai commissari, vinse (per cui teoricamente titolo a lui) e venne però squalificato per l'aiuto ricevuto dai marshall. Polemiche roventi, parole roventi, punizioni roventi inferte e poi ammorbidite dalla Fisa (la Fia dell'epoca) e un anno esatto dopo, stessa pista ma posto diverso, ecco Senna ad accompagnare nella sabbia Prost sulla Ferrari. Titolo in palio sempre fra loro, titolo alla fine sul petto del brasiliano. Viste le manovre e le punizioni di oggi, oltre alla nostalgia per quei tempi, emerge anche quanta più libertà avessero i piloti all'epoca. Scorrettezze e regolamenti di conti erano all'ordine del giorno fra questi uomini duri, questi uomini campioni pieni di talento e difetti e perciò amati. Uomini con le palle. Non questi ragazzini e piccoli campioni che purtroppo spopolano adesso. Viziati. Capricciosi. Molesti. Bambini, quelli davvero giovani come Verstappen, che ci vorrebbero due ceffoni ben assestati di papà. Solo che papà Jos, probabilmente, di ceffoni ne ha già dati parecchi ma con altri obiettivi e il ragazzo ormai non li sente più. Piuttosto, servirebbero i ceffoni veri e forti dei giudici e della Federazione per cambiare il ragazzo. Solo che in questo particolare momento storico sembra sia più facile mollare sberle alla Ferrari. Per cui meglio accontentare bambino Verstappen con i suoi 19 anni appena compiuti e la monoposto energetica, anziché bambinone Vettel con i suoi urletti sopra le righe e insulti e frasi e isterismi urlati via radio. Alain Prost, giusto per tornare a lui, venne licenziato dalla Ferrari per aver detto una parolaccia enorme: «Questa macchina sembra un camion...». Seb ha invece mandato a fare molte cose il direttore di gara, Charlie Whiting, uomo di fiducia di Ecclestone. Il che certamente non deve avergli giovato quando, ore dopo, i giudici hanno deciso di rifilargli 10 secondi e due punti di penalità sulla patente, strattonandolo giù dal podio: da terzo a quinto. Dietro persino a baby Verstappen che aveva preso 5 secondi. E adesso Chris Horner, il boss Red Bull, gongola: ha fatto terzo e quarto con i suoi e non è lontano da verità quando dice di aspettarsi «un'altra penalità per Vettel viste le ingiurie al direttore di gara».

Questi però sono i panni sporchi maldestramenti lavati fra piloti. E viene tristezza pensando che una volta si mollavano ceffoni in pista con sorpassi azzardati e tutti noi eravamo lì ad applaudirli. E che talvolta i ceffoni erano veri come quelli di James Hunt, come quelli di Nelson Piquet al povero Salazar... Ora, invece, solo dispetti e parolacce. Però il problema grande è un altro. Il governo della F1 ha punito Vettel per essersi spostato in staccata difendendosi su Ricciardo che si era avvicinato perché Verstappen non aveva ceduto la posizione dopo aver tagliato la chicane. Capite che non ha senso? Così come non ha senso una competizione che cerca lo show e quando se lo ritrova gratis fa di tutto per castrarlo. Soprattutto, non ha senso uno sport che dipende inconsapevolmente dalla Ferrari ma da troppi anni tratta la Ferrari come fosse una Manor o poco di più. Una Ferrari che se solo domani mollasse tutto ed emigrasse nelle gare IndyCar darebbe il colpo di grazia al Circus e farebbe la fortuna sua in America. Il presidente Marchionne ci pensi. Non è solo una boutade. In passato, qualcuno, persino il fondatore Enzo Ferrari, questa minaccia, chiamiamola suggestione, l'ha già usata con profitto. Perché non riprovarci per far rinsavire molti? Un carrozzone che perdona un ragazzino come Verstappen, che le dà tutte vinte a una bibita su quattro ruote temendo che un giorno lasci la F1, che concede o ha concesso troppo alla Mercedes e però mena con generosità sberle alla Rossa, un Circus così è qualcosa che non sta né in cielo né in terra.

Tantomeno in pista.

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